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nostra è una collezione essenzialmente archeo-

logica. Quindi la risposta che ci siamo dati è che

vogliamo essere un museo archeologico, in cui il

reperto venga fruito non solo e non tanto come

oggetto d’arte, ma quanto documento storico in-

serito in due linee di

story tell

che vogliamo dare.

Nel senso, l’oggetto archeologico col suo valo-

re intrinseco inserito nella contestualizzazione

archeologica, e questo è uno, la valenza quindi

della collezione egizia. In secundis c’è la metasto-

ria di questo museo, c’è la prosopografia di chi

questo museo l’ha fatto, ci sono duecento anni

di storia (nel 2024 festeggeremo proprio il bicen-

tenario), quindi non solo Schiaparelli, ma Virigilio

Rosa, Ballerini e altri. Ci sono tutte queste storie

che devono essere raccontate e che sono fonda-

mentali.

Quindi un cambiamento di rotta rispetto alla prece-

dente gestione, dove era stato apertamente dichiara-

to di intendere il Museo Egizio più legato alla Storia

dell’Arte

.

Questo, siccome nasco essenzialmente come ar-

cheologo, ma soprattutto perché mi sono mes-

so a studiare che tipo di collezione abbiamo e io

devo veicolare le informazioni massime che ho su

questa collezione, non ritengo che sia esatto.

E tra l’altro non dimentichiamo che la parola “arte”

nell’antico Egitto non esisteva. Poi si può discute-

re se esiste o non esiste l’arte nell’antico Egitto…

Infatti fu proprio l’obiezione maggiore che venne

mossa contro questa impostazione.

L’arte, nella sua accezione più comunque, è un con-

cetto che non appartiene all’antico Egitto.

Si. Poi io dico anche che bisogna guardare aldilà

della nostra disciplina, perché se i musei egizi in

genere sono anche un’istituzione romantica, si

ha quasi l’

hýbris

di dire qualunque visitatore ven-

ga qua vede l’Egitto dalla A alla Z , quindi si van-

no a colmare quegli iati che ci sono ed esistono

in molte collezioni. Poi si ricade in quelle cose

un po’ stucchevoli della vita domestica, la don-

na nell’antico Egitto. Cosa che invece nei musei

d’arte e archeologia greco-romana non si fa più

già da decenni. Se lei va al museo di Valle Giulia

nessuno mai le dirà qual è la religione degli anti-

chi etruschi, ma le diranno quali erano le tombe

a tumulo nella Tarquinia del IV secolo, perché il

tutto viene molto contestualizzato. Io ritengo che

sia arrivato il tempo che questo si faccia anche

con l’antico Egitto.

Invece per quanto riguarda il web, i social, la connet-

tività…

Ecco, lei ha usato una bella parola: connettività.

Con i miei egittologi nei primi mesi in cui sono ar-

rivato qui ho chiesto loro quale doveva essere il

titolo del nuovo allestimento. E tutti mi dicevano:

ma è il Museo Egizio! E io ho risposto: no!

Sono sempre stato abituato che innanzitutto bi-

sogna avere degli obiettivi, capire a chi ci rivolgia-

mo, perché tra l’altro questo è uno degli errori

che viene molto spesso fatto a livello museolo-

gico, qual è il nostro pubblico e qual è il pubblico

che vogliamo attirare, che messaggio vogliamo

comunicare. Tenendo presente, come ha detto

Montebello, l’ex direttore del Metropolitan Mu-

seum of Arts, che nessuna istituzione del Ven-

tunesimo secolo esiste per diritto divino, ma esi-

ste se è radicata nel suo tessuto sociale locale,

nazionale e internazionale. E parlando del rap-

porto che volevo tra i reperti e il loro contesto,

il modo con cui abbiamo deciso di chiamare la

nostra collezione è “Connessione”. E connessio-

ne si riferisce anche alla connettività, all’uso dei

nuovi mezzi di comunicazione, all’uso dei social

e le dirò di più. Abbiamo addirittura un curato-

re, il dottor Ferraris, che è stato selezionato sul-

la base di due grandi valori: la sua preparazione

egittologica, che è indiscussa, ma soprattutto per

il fatto che lui è esperto di informatica. E’ l’egitto-

logo che si occupa della comunicazione. E da qui

sono partite tutta una serie di cose. A volte poi

gli incontri arrivano quasi in maniera fortuita. Ad

esempio ero a Catania per i festeggiamenti del

decennale dell’IBAM, l’Istituto dei beni archeo-

logici e monumentali del CNR, e ho conosciuto

il giovane direttore che è Daniele Amalfitana (ci

eravamo già conosciuti a dire il vero, perché io

Maschera di Merit / ph Paolo Bondielli