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il padre tolse dal suo luogo e che per lungo tempo giacque ad Alessandria,

postolo su di una nave con trecento rematori e di meravigliosa grandezza,

portatolo a Roma attraverso il mare ed il Tevere con grande apparato nel

Circo Massimo dedicò assieme al Senato e al Popolo di Roma

”). Sul lato

settentrionale rivolto verso Santa Maria Maggiore si commemora l’opera

di riedificazione dell’obelisco voluta da papa Sisto V: “SIXTUS V. PONT.

MAX. OBELISCUM HUNC SECIE EXIMIA TEMPORUM CALAMITATE FRAC-

TUMCIRCI MAX. RUINIS HUMO LIMOQALTE DEMERSUMMULTA IMPEN-

SA EXTRAXIT HUNC IN LOCUM MAGNO LABORE TRANSTULIT FOR-

MAEQ. PRISTINAE ACCURATE RESTITUTUM CRUCI INVICTISSIMAE

DICAVIT. A.M.D. LXXXVIII PONT. IIII” (“

Sisto V Pont. Mass. questo obelisco,

dall’aspetto bellissimo, per la calamità dei tempi spezzato, con grande

spesa estrasse dalle rovine CircoMassimo dov’era profondamente sepolto

sotto il terreno fangoso; in questo luogo con grandi fatiche lo fece condur-

re e resti tutolo con cura nell’aspetto antico lo dedicò all’invittissima Croce,

l’anno 1588, 4° del suo pontificato

”). Il lato meridionale rivolto verso la

basilica di San Giovanni in Laterano riporta questa iscrizione: “COSTAN-

TINUS PER CRUCEM VICTOR AS. SYLVESTRO HIC BAPTIZATUS CRUCIS

GLORIAM PROPAGAVIT” (“

Costantino, vincitore per intercessione della

Croce, in questo luogo battezzato da San Silvestro, propagò la gloria della

Croce

”), ma in realtà non è stato Costantino ad essere battezzato in que-

sto luogo, bensì suo figlio Costanzo II. Infine, una brevissima iscrizione sul

lato orientale del basamento commemora colui che ha riportato l’obeli-

sco al suo antico splendore: “EQUES DOMINICUS FONTANA ARCHITECT

EREXIT” (“

Il Cavaliere Domenico Fontana, architetto, ha eretto (l’obelisco)

”).

Tutti i lati del monumento sono ricoperti di raffigurazioni e di iscrizioni

geroglifiche, sia il pyramidion sia il fusto. Sulla cuspide e sulla parte supe-

riore del fusto ci sono raffigurazioni di Thutmosi III che offre doni ad

Amon-Ra e Amon-Atum ricevendo in cambio il simbolo

ankh

della vita.

Delle tre colonne di geroglifici incise su ogni lato dell’obelisco, quella cen-

trale è la più antica, fatta realizzare da Thutmosi III, mentre le due colon-

ne a fianco sono state aggiunte dal nipote Thutmosi IV quando questi ha

deciso di completare le decorazioni e innalzare il monolite nel complesso

templare di Karnak. Il senso di lettura va dall’alto verso il basso, ma per

comodità riportiamo le iscrizioni in linee orizzontali: per questo motivo,

la disposizione di alcuni segni non rispetta fedelmente il testo originale,

ma è stata riadattata seguendo gli stessi criteri che avrebbero usato gli

Egizi. Esprimo un doveroso ringraziamento ad Alberto Elli per il suo pa-

ziente e meticoloso lavoro di supervisione alla mia traduzione, e un altro

sentito ringraziamento a Paolo Bondielli per avermi fornito le immagini

ad alta risoluzione dell’obelisco grazie alle quali ho potuto riconoscere e

correggere quasi tutti i segni dubbi presenti in una trascrizione più antica

di queste iscrizioni.