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L’interpretazione del testo

Tante sono state le ipotesi formulate sulla natura del testo della mummia di Zagabria, fin dalle prime edizioni.

Pallottino, incerto se lo scritto provenisse dalla madrepatria o se fosse stato prodotto localmente in Egitto, ha

concluso che una comunità di etruschi si fosse stanziata in Egitto in età ellenistico-romana e che avesse utiliz-

zato il testo per gli usi del culto. Roncalli ha ipotizzato la possibilità di investimenti commerciali con isolate

presenze di coloniemercantili, inmano a famiglie etruschemagnatizie in Egitto sul finire del II secolo a.C., come

conseguenza dell’esplosione dei mercati commerciali e artigianali mediterranei che seguì alle conquiste roma-

ne in Africa settentrionale (146 a.C.). Colonna ha infine menzionato la possibilità che a portare il

liber

in Egitto

siano stati i seguaci di Marco Antonio fuggiti nel 40 a.C. da Perugia per raggiungerlo nella terra dei faraoni.

Ma una datazione più alta di circa un secolo troverebbe invece riscontro sulla base delle iscrizioni funerarie

rinvenute ad Alessandria (foto 6) che presentano etnici che indicano l’origine italica del defunto già in età elle-

nistica. La presenza di commercianti provenienti dalla penisola italiana sembra già attestata dall’inizio del III

secolo a.C. per via dei forti interessi di carattere commerciale che caratterizzano il regno di Tolomeo II, duran-

te il quale viene intrapresa anche un’opera di riorganizzazione dei porti per potenziare i commerci. Queste

circostanze spiegherebbero

quindi la presenza nel Basso

Egitto di comunità di stranie-

ri che, insieme alle merci,

avrebbero potuto trasferire

anche i culti della madrepa-

tria, e da cui sarebbe prove-

nuto anche un tessuto come

il lino.

Con l’edizione di Herbig del

1911 terminava una prima

fase nell’interpretazione del

testo, alla quale gli studiosi

erano approdati con varie

prese di posizione, il cui de-

nominatore comune era la

natura rituale del suo conte-

nuto:

1. il

liber

costituiva un rituale sacrificale di un colombario etrusco per Lattes

2. un calendario rituale secondo Torp

3. un culto locale di origine beotica per Bugge

4. parte della disciplina fulguratoria secondo Skutsch

5. un monumento di poesia sacrale analogo alle Tavole Iuguvine per Tulin

Fu però Olzscha il primo a procedere ad un’analisi sistematica delle parti di testo che erano ripetute, tenendo

conto dello strumento di studio offerto dall’analogia dei rituali umbri e delle preghiere latine: inizio di ogni stro-

fa era considerato da Olzscha l’invocazione del nume cui era rivolto il rituale. Nella sua opera, basata sul con-

fronto sistematico con i testi rituali latini e italici, Olzscha sosteneva la tesi che il

liber

presentasse spesso la

struttura di una preghiera, comprendente nella forma più completa 5 momenti sintattico-strutturali:

1.

L’invocatio

, contenente l’invocazione della divinità destinataria della cerimonia

2.

La placatio

(es: sis volens propitius; fave; pacem da)

3.

L’oblatio

, o promessa di un’offerta secondo la legge del do ut des

4.

La postulatio

, contenente la richiesta vera e propria

5.

L’acceptatio

foto 5 / il Liber Linteus di Zagabria / ph

commons.wikimedia.org/wiki/