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volumen, ma che doveva piuttosto trattarsi di un

liber

piegato a fisarmonica, a giudicare dalla cura dello scriba

nell’evitare di spezzare le parole con gli “a capo”, e dall’identica preoccupazione di non oltrepassare la doppia

linea verticale rossa, delimitante sui due lati il testo delle colonne.

Inoltre, le conclusioni riguardanti le dimensioni e la forma originaria del

liber

si devono al confronto con il panno

ripiegato rappresentato a rilievo sul sarcofago del Museo Gregoriano etrusco, proveniente dalla Tomba dei

Sarcofagi di Cerveteri (foto 3 ), nonché al confronto con il tessuto ripiegato sulla Kibotos della Tomba dei Rilievi

(foto 4 ). Osservando questi rilievi, lo spessore del tessuto ripiegato è tale da far ipotizzare l’uso di piegare

dapprima il panno a metà nel senso della lunghezza, e solo in seguito “a fisarmonica”.

Grafia e cronologia

Secondo le ultime misurazioni, il

liber

presenta 12 colonne della lunghezza di 26,5 cm, separate l’una dall’altra

da uno spazio di 1,8 cm (foto 5). La scrittura corre in direzione sinistrorsa e l’interpunzione è piuttosto regolare:

le parole sono separate mediante un punto unico. La presenza di spazi liberi da scrittura è l’espediente più

usato per separare una sezione del testo dall’altra, ma non manca il ricorso ad una linea orizzontale rossa. Le

lettere sono alte in media 6 mm e sono eseguite secondo i canoni del tipo “regolarizzato” diffuso in Etruria

settentrionale soprattutto tra il III e I secolo a.C. Inoltre, dal momento che nell’esecuzione dei segni non si

riscontrano varianti sensibili, si pensa che l’intero testo sia stato redatto da un’unica mano. Inizialmente

attribuito ad uno scriba inesperto della lingua etrusca e operante sotto dettatura, questa prospettiva è stata

smentita dall’analisi di Roncalli, che anzi ha sottolineato la cura usata dallo scriba nell’organizzazione del teso

che presenta segni diacritici in rosso, spaziature calcolate e una particolare attenzione nell’evitare gli “a capo”

mediante il ricorso ai “complementi sovrapposti”. L’analisi grafica e fonetica ha fatto restringere il campo della

probabile area di origine del testo all’Etruria settentrionale. Ma diversa è invece la conclusione di Maggiani per

il quale, invece, in base ad alcuni indizi, ritiene che lo scriba sarebbe da considerarsi di formazione tarquiniese,

ma ingaggiato da una clientela di origine settentrionale.

foto 4 / La Tomba dei Rilievi a Cerveteri / ph

flickr.com/photos/bushtick