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caposquadra che aveva il compito di dirigere i la-

vori, verificando sul campo il loro progredire e

controllando le presenze degli operaisul cantiere.

Ogni caposquadra era presidente del tribunale

della corporazione artigiana (qenbet). Assunzioni

ed allontanamenti di operai spettavano a loro:

non mancano i casi di corruzione per ottenere un

impiego! Nei documenti amministrativi, redatti in

ieratico, il t itolo del caposquadra era “Grande

della s quadra”; nelle iscrizioni geroglifiche si

legge: ”Capo della squadra nelle Sede della Ve-

rità”. Essendo le persone con la carica più alta,

la loro nomina era decisa dal visir. Attualmente

conosciamo l’identità di 28 capisquadra: parti-

colare interessante è che di questi ben 12 fos-

sero figli di capisquadra, pu r non essendo l a

carica ufficialmente ereditaria: una eredità ma-

scherata, questa, che si manifesterà lungo tutto

l’arco della storia dell’Egitto! Ad un livello egua-

litario erano i due “Scribi della Tomba” che svol-

gevano un ruolo principalmente amministrativo,

registrando presenze ed assenze degli operai,

annotando gli assenti ed i motivi delle loro as-

senze su ostraka e papiri

9

. Inoltre resocontavano

i pagamenti dei salari e l’utilizzo da parte degli

operai dei materiali necessari al lavoro. Avevano

il compito di presentare all’oracolo del sovrano

Amenhotep I le richieste degli operai, redigendo

le domande scritte per il faraone deificato

10

. E’

probabile arrotondassero i l loro s alario scri-

vendo lettere sotto dettatura per gli altri com-

ponenti della comunità operaia. Anch’essi, come

i capisquadra, e rano m embri d ella qenbet

avendo anche la possibilità di giudicare imme-

diatamente su alcune problematiche legali,

come ad esempio i casi di eredità. Nei docu-

menti amministrativi sono indicati come “Scribi

della Tomba”. Nelle iscrizioni geroglifiche invece

“Scriba nella S ede de lla Verità” . D urante il

regno di Ramesse III divennero ben quattro, es-

sendone stati aggiunti due per i due gruppi di

Servi della Tomba presenti in questa fase sto-

rica. Allo stato attuale sono noti sessantasei

“Scribi della Tomba”. I d ue c apisquadra e l o

scriba più anziano formavano “i capitani della

Tomba”, una sorta di triumvirato che guidava e

soprintendeva ai lavori. La prima menzione dei

“capitani della Tomba” si è trovata in un ostra-

kon datato all’ottavo anno di regno del sovrano

Merneptah

11

. Alla fine della XX dinastia un’altra

carica si aggiunse a questa: quella dei disegna-

tori. I “capitani della Tomba” avevano amplissimi

poteri ed un altrettanto ampio prestigio, ma non

sempre utilizzarono in maniera corretta il loro

status: ad esempio, a cavallo della XIX e XX dina-

stia, un caposquadra di nome Paneb, protetto da

personaggi molto influenti, sottopose a continue

angherie alcuni operai

12

. A queste prime cariche

seguivano gli “idenu”, anch’essi in numero di

due, con il compito di rappresentare i lavoratori:

fungevano da veri e propri intermediari tra gli

operai ed i capi. Pur avendo molte responsabi-

lità nei confronti degli altri operai e facendo le

veci del caposquadra quando questi era assente,

non ricevevano un salario più alto rispetto a i

semplici operai ed anche il lavoro che svolge-

vano nella tomba non sembra essere stato diffe-

rente dagli altri. Nonostante c iò la carica era

molto ambita per il prestigio che se ne ricavava.

Il loro titolo era “idenu en ta ist”, “idenu” della

squadra. Sono stati trovati i nomi di soli venti-

quattro idenu, tutti attivi tra la XIX e la XX dina-

stia. Tutti coloro che ricoprivano una di queste

tre prime cariche vivevano nel villaggio assieme

ai loro sottoposti e le loro tombe si trovano an-

ch’esse nella necropoli degli operai. La maggior

parte dei lavoratori faceva parte della squadra

della Tomba venendovi impiegato come operaio.

Come abbiamo visto il numero degli operai non

è sempre stato costante nel tempo, in base alle

esigenze lavorative. Ad esempio nel trentotte-

simo anno di regno di Ramesse II il numero degli

operai era di quaranta mentre nel sessantaquat-

tresimo anno dello stesso sovrano venne ridotto

a trentadue, suddivisi in quindici per la parte de-

stra e diciassette per la sinistra. Questa oscilla-

zione nel numero dei lavoratori impiegati

raggiunse il culmine durante il regno di Ramesse

III, quando dai quaranta uomini del ventottesimo

anno di regno si passò ai soli otto dell’anno suc-

cessivo. Il motivo di tale drastica riduzione va

forse ricercato nelle difficoltà di pagare gli uo-

mini con una congrua razione di grano. La co-

struzione di un a to mba r eale nece ssitava

ovviamente di manodopera specializzata costi-

tuita da cavapietre, scalpellini, pittori e via di-

cendo. Leggendo i documenti ritrovati però gli

operai sono sempre identificati con il solo titolo

“remetj ist”, vale a dire “uomini della squadra”

nei caratteri ieratici, mentre in geroglifico sono

indicati con “Servitori nelle Sede della Verità”

13

.

Il primo egittologo a tradurre (

st mAat

)

speciale deir el-medina