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miti
questione dell’originalità dell’arte etrusca, ed
afferma, con assoluta certezza, quanto segue:
“
si riconosce la perfezione di quell’arte essere
stata anticamente appresso ai toscani, come si
vede alla maniera etrusca.
”
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Non è questo il
contesto per aprire un dibattito circa le radici
dell’arte etrusca e della sua evoluzione, ma è
doveroso sottolineare che l’Etruria è tra le re-
gioni che, dal primo millennio avanti Cristo, ha
sviluppato una tradizione artistica vivace e po-
liedrica. Il grande pregio del popolo etrusco è
stato quello di aprirsi al Mediterraneo, la -
sciando che la propria cultura recepisse espe-
rienze s traniere, in una commistione c he ha
prodotto risu ltati magnifici, tra cui proprio la
Chime ra. Il c ommercio ha g iocato un r uolo
chiave; f in dagli ultimi decenni dell’V III sec.
a.C., l’Et ruria è stata raggiunta d ai fenic i e
dagli euboi ci che hanno i ntrodotto l ’alfabeto
greco ed il tornio. Dagli inizi del secolo succes-
sivo, nelle rotte commerciali si sono sostituiti i
greci orientali e soprattutto i corinzi che hanno
trasmesso agli etruschi l’arte della ceramogra-
fia. A questo proposito, si perde nella mitisto-
ria la leggenda s econdo cui sulle coste
tirreniche sarebbe a pprodato Demarato, un
commerciante di Corinto che assieme a
Eu-
cheir
,
Eugrammos
e
Diopos
avrebbe introdotto
l’arte della coroplastica, della scultura e della
modellazione dell’argilla , da c ui poi sa rebbe
fiorita la grande tradizione della ceramografia.
Dunque, un profondo le game con la cultura
greca, uno scambio culturale stretto e reci-
proco che ha reso l’arte etrusca unica nel suo
genere.
Il mito greco racconta che Bellerofonte, figlio
di Gl auco re di Corinto, essend osi macchiato
della colpa infamante di aver ucciso il fratello,
fuggì a Tirinto dove trovò ospitalità alla corte
del re Preto, conosciuto come sacerdote espia-
tore di peccati. Stenebea, consorte di Preto, fin
dal primo momento si i nnamorò di Be llero-
fonte ma poiché fu respinta dall’eroe, in preda
all’ira e dall’orgoglio ferito, tramò una crudele
vendetta contro di lui, ordinando a Preto di uc-
ciderlo poiché, a suo dire, colpevole di averle
fatto v iolenza. Così, P reto inviò Bellerofonte
dal padre d ella d onna, Iobate, a l q uale e ra
stato segretamente ordinato di uccidere il gio-
vane. Iobate pe rò, f renato da lle l eggi gre che
che vietavano l’uccisione di un ospite, pensò di
risolvere la questione c hiedendo a Be llero-
fonte di u ccidere la Chimera, most ro che ter-
rorizzava da secoli le tranquille ed indisturbate
terre della Licia. In questo modo, il giovane sa-
rebbe stato ucciso dal mo stro e giustizia sa-
rebbe stata fa tta; l’o rgoglio d i S tenebea
sarebbe stato riscattato ed i patti con Preto ri-
spettati. Be llerofonte, p erò, con l’a iuto pre-
zioso di Pegaso riuscì ad uccidere la C himera
con un colpo di lancia (foto 4 - 5), dopo di ché
tornò da Iobate i l quale, meravigliato dell’im -
presa e della temerarietà del giovane, svelò le
trame di Preto e Stenebea.
4 G. Camporeale 2004, pp. 100 ss.3 Iliade,libro VI, 180 – 182.
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