

degli uomini e in questo caso in particolare a
un intellettuale: il barone savoiardo Filiberto
Pingone, il cui ruolo, designato dal sovrano,
era quello di detenere e trasmettere le glorie e
le spettanze dinastiche dei Savoia. Al dotto fu
inoltre affidato un incarico delicato ma quanto
mai strategico: scrivere la storia della città, no-
bilitandola rispetto ad altri centri ed enfatiz-
zandone le tradizioni culturali, in modo tale da
giustificare l'atto di Emanuele Filiberto che
trasformò la mediocre e insignificante Torino
nel baricentro dello stato sabaudo.
Il Pingone riesce a compiere il suo miracolo:
attingendo da fonti di dubbia attendibilità, pla-
smò il nucleo di alcune leggende per i fini reali
prefissati, e dotò la nuova capitale di origini
auree.
L'opera che ne scaturì, dal titolo Augusta Tau-
rinorum, costituì la prima storia di Torino in
epoca moderna, il cui incipit, vergato in colta e
raffinata lingua latina, evidenziava la fonda-
zione nell'anno 1529 a.C. di colonie nella terra
dei Liguri da parte di Eridano o Fedonte, prin-
cipe proveniente dall' Egitto. Partendo da que-
sto antefatto, il dotto savoiardo con leggere
modifiche, portò la presenza di Eridano sul
tratto del Po che attraversa Torino.
La leggendaria origine della nuova capitale fu
così indicata e, questo primo nucleo letterario,
germogliò nei secoli a venire. Anche se da an-
noverare nella schiera di episodi a carattere
folcloristico, la presenza nei caroselli e nelle
feste in costume, che si svolsero sotto il regno
di Carlo Emanuele I, di personaggi mitologici
come Osiride, continuò ad aumentare l'aurea
leggendaria di consanguineità della città sa-
bauda con la valle nilotica; anche composizioni
auliche, redatte in occasioni importanti quali il
matrimonio tra Vittorio Amedeo di Savoia e
l'Infante Maria Antonia Ferdinanda di Spagna,
narrano della vicenda di Fedonte sul Po. Lo
stesso Napoleone, alimentò tale situazione, fa-
cendo coniare le monete celebrative della bat-
taglia di Marengo, usando il toponimo Eridania
per connotare il territorio pedemontano.
Iside, pian piano, si stava ergendo a sacra pro-
tettrice della Torino esoterica e nuova ban-
diera araldica di casa Savoia, anche se in
realtà l'immagine simbolo della città divenne
il toro (Hapi?).
L'azione compiuta dal Pingone, in quel parti-
colare contesto storico, non fu isolata, ma per-
ché non legare l'origine della città ai lustri
dell'antichità romana che pur un fondo di ve-
rità aveva?
Senza alcun dubbio lo studioso si trovò im-
merso in quel fermento culturale non indiffe-
rente e tipico della sua epoca, in cui si
mescolavano sincreticamente influssi orien-
tali, tradizioni, ma anche usanze di un patrimo-
nio precristiano mai debellate, ma
subdolamente vive nel retaggio culturale occi-
dentale; infatti, in forma più o meno esoterica,
la diffusione dei culti Egizi era vasta e in par-
ticolare di quelli isiaci. Una volta diventata pro-
vincia romana, la diffusione della misteriosa
sapienza Egizia, attraverso le stesse strade
che videro nei secoli successivi il propagarsi
della dottrina cristiana, raggiunse tutti i terri-
tori dell'impero romano. Da sottolineare che
alcune analogie tra i culti rappresentarono il
tessuto comune con cui le credenze popolari
si rivestirono e intrisero le consuetudini rituali
dei nuovi credenti, e che solo con grande diffi-
coltà, all'apparenza, la Chiesa riuscì ad epu-
rare la dottrina ufficiale dai rimasugli pagani.
Ciò nonostante il culto di Iside e di Osiride con-
tinuò a sopravvivere tramandato da circoli
esoterici in tutta Europa, avvolgendoli ancora
di più in un'aurea di affascinante mistero. In
questa chiave interpretativa si può capire per-
ché il Pingone, da intellettuale rinascimentale,
preferì avvolgere di Egizia origine la città, re-
galandole così il leggendario legame nilotico.
Come si intreccia la nascita di quella che nei
secoli a venire sarà la più grande collezione
Egizia del mondo con la storia dei Savoia?
Possedere oggetti legati a quell'antica civiltà
era un modo per riaffermare il legame con
quel mondo e continuare con i propositi pro-
pagandistici di Casa Savoia.
Il primo atto compiuto in tal senso fu l'acqui-
sto, da parte di Carlo Emanuele I, della Mensa
Isiaca. Come Napoleone…meglio l’Egitto che
l’antica Roma…
La successiva storia di acquisizioni del museo
Egizio di Torino, come già evidenziato, è am-
piamente documentata nelle pubblicazioni
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c u l t u r a