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natura, dagli amuleti ai bacili.

L’imposizione delle mani sui reperti per far af-

fluire l’energia, è uno dei segni che eviden-

ziano la presenza di un “esoterico a tutti i

costi”.

Nella sala al piano interrato (questo episodio

si riferisce a prima dell’attuale allestimento

temporaneo di questa sala al primo piano )

quella dedicata agli scavi effettuati, nei primi

del ‘900 del secolo scorso, da missioni di scavo

condotte dallo stesso museo Egizio di Torino, a

Gebelain, località a sud di Luxor, un po’ defilato

c’era il Bacile della dea Hathor . Questo re-

perto non era protetto, era semplicemente po-

sizionato sopra una colonnetta alta circa 160

cm. Con il bacile si arriva a circa 180 cm. Del

bacile originario ci sono solo alcuni frammenti,

ad esempio quelli riportanti il geroglifico del

nome della dea; la stragrande maggioranza del

corpo è ricostruito. Ciò nonostante, pare che il

bacile abbia effluvi di energia, a tal punto che

un giorno, ho visto due persone, un uomo e

una donna, ben vestiti che, mani aggrappate al

bacile e fronte poggiata sul simbolo della dea

(si sta parlando di un segno a forma quadrata

di circa 2- 3 cm per lato) si rifornivano in mi-

stico silenzio. Lo stupore è stato forte, perché

era la prima volta che vedevo qualcuno recu-

perare energia Egizia antica, da un reperto re-

staurato con materiale moderno e chi sa di che

provenienza. L’efficientissimo personale di sala

ha invitato le due persone a: “non toccare i re-

perti, per cortesia” e loro, con fare gentile

misto in stato di semi trance hanno risposto:

“Lo sappiamo, grazie, ricarica avvenuta. Buona

giornata e scusi se le abbiamo creato di-

sturbo”.

Se me lo avessero raccontato, probabilmente

non ci avrei creduto!

Altro esempio, un nuovo rito a cui ho assistito

(tralasciando gente che si inginocchia in pros-

simità delle due sfingi in calcare o di fronte a

una delle statue di Sekmet), anche se pronta-

mente bloccato dal sempre attento e sconvolto

personale di sala, è stato quello tentato da un

signore, di mezza età, che si è nascosto dentro

un sarcofago.

Nello statuario, al pian terreno, c’è questo

“enorme” sarcofago, posizionato in verticale,

di Gemeneferbak, un giudice vissuto in epoca

tarda. Le due parti di cui si compone la cassa

antropomorfa sono posizionate una di fianco

all’altra. Tra il reperto e il muro c’è un piccolo

spazio. Il coperchio presenta la faccia del giu-

dice con al collo l’amuleto della dea Maat, uno

scarabeo alato al centro del petto, e un’iscri-

zione rivolta a Osiride. La cassa, invece è com-

pletamente incisa di iscrizioni in geroglifico e,

in particolare, presenta il Capitolo LXXII del

Libro dei Morti.

Il signore, improbabile sacerdote del 2000, de-

cide di mettersi dietro la cassa, in piedi. Posi-

ziona le mani incrociate al petto, nella tipica

collocazione delle braccia delle mummie, e si

prepara a energizzarsi.

Per l’ennesima volta, l’attento personale di

sala si avvicina al signore e dice: “Gentilmente,

potrebbe spostarsi da li? Grazie e le ricordo

che non si possono toccare gli oggetti" (frase

che ripeteranno non so quante volte al giorno);

lui, colto un po’ alla sprovvista e per nulla im-

barazzato risponde: “Ma io ho pagato un bi-

glietto”. Avrà investito i soldi d'ingresso per

poi elargire energia a pagamento ai suoi

adepti?

Come mai, proprio a Torino il museo Egizio?

La storia ufficiale fa risalire al 1824 la nascita

di quello che è diventato uno dei maggiori

musei di antichità Egizie al mondo, dopo l’ac-

quisizione da parte di Carlo Felice della famosa

collezione Drovetti. Ma di tutto ciò, per avere

informazioni basta consultare una delle guide

in vendita al bookshop o il sito internet.

L’Antico Egitto ha sempre suscitato un fascino

particolare, in modo trasversale e in tutte le

epoche e anche la casa regnante dei Savoia

non ne rimase immune.

.

Questa vicenda ebbe inizio nel 1593 d.C., ov-

vero quando Emanuele Filiberto, duca di Sa-

voia, decise di trasferire la capitale del regno

sabaudo a Torino; l'abbandono di Chambery

era una delle azioni da attuare per realizzare

un piano di espansionismo politico ben deli-

neato dalla casata savoiarda.

Come accade, la storia è legata alle azioni

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c u l t u r a