

Nelle sua tomba, di cui parleremo ampiamente,
furono ritrovate scarse suppellettili, tra queste vi
era un cofanetto recante sul pomello un cartiglio
appartenente ad Ay, il successore di Tutankha-
mon, che era stato il grande consigliere del fa-
raone Akhenaton.
La presenza di questo oggetto dovrebbe far
supporre che Nefertari discendesse dalla fami-
glia di quel sovrano e che ne fosse presumi-
bilmente la nipote. Questo potrebbe anche
avvallare la particolare attenzione che Ramesse
ebbe per le dottrine Eliopolitane, vecchi ricordi
del culto del dio sole Aten.
Fu vero amore tra Ramesse e Nefertari, come
sostiene Christiane Desroches Noblecourt, o
“rispetto profondo e sincero nei confronti di una
moglie che aveva compiuto i propri doveri sotto
ogni aspetto nell’arco dei molti anni di matrimo-
nio, che prendeva parte alle attività di stato
senza creare problemi…”, come asserisce invece
T.J.H. James? Non lo sapremo mai, ma il fatto
che la sovrana fosse la dedicataria di un grande
tempio e titolare di una bellissima tomba, sicu-
ramente ci fa pensare ad una funzione premi-
nente, ai più alti livelli convenzionali.
La regina ebbe un ruolo di spicco nel regno del
proprio coniuge, sia nelle cerimonie civili che in
quelle religiose. È stata ritrovata una lettera pro-
veniente dall’archivio reale del palazzo di Hat-
tusas, in Turchia, che testimonia un carteggio
tra le due consorti, Naptera, trascrizione in lin-
gua accadica del nome di Nefertari, e Pudu-
khepa, la moglie del sovrano ittita Hattusilis.
Scrive Nefertari:
“Da me tutto bene, nel mio
paese tutto va bene, che tutto possa andar bene
da te, sorella mia; possano il dio Sole d'Egitto e
il dio della Tempesta di Hatti portarti gioia. Il dio
Sole faccia sì che la pace sia buona fratellanza al
Gran Re di Hatti.”
E le speranze di pace di Ne-
fertari inducono lei stessa a proporre a Pudu-
khepa, di inviare a Tebe una delle principesse
reali sue figlie, affinché questa entri a far parte
dell'harem del Faraone, cementando così
l'unione e la fratellanza tra i due popoli. Queste
due regine, in seguito alla pace stipulata dopo
la famosa battaglia di Qadesh, si rallegravano
delle fraterne relazioni che si erano instaurate
tra i due paesi.
Il grande amore del sovrano per la sua consorte,
o se preferite la grande stima, come già scritto,
si è manifestato anche e soprattutto attraverso
la realizzazione di due magnifiche opere. La
prima è il piccolo tempio di Abu Simbel dove la
regina è raffigurata accanto al suo re, con le
stesse dimensioni di quelle del faraone, fatto
unico in tutta la storia d’Egitto. Tra le sei statue,
quattro rappresentanti Ramesse e due Nefer-
tari, si legge:
“Un santuario di imponenti e formidabili mo-
numenti, dedicati alla grande consorte reale
Nefertari amata da Mut, a colei per la quale il
dio Ra rifulge, vitale ed amata. Egli ha fatto
scavare un santuario nella montagna, un tem-
pio di fattura destinata a durare in eterno, in
Nubia, un tempio che il Re dell’Alto e Basso
Egitto, User Maat Ra Setep en Ra ha disposto
di realizzare per la grande consorte Nefertari
merit en Mut, in Nubia, per sempre simile a Ra”
La seconda opera è invece l’estremo omaggio e
atto d’amore che Ramesse volle compiere per la
sua amata sposa. Non abbiamo notizie precise
sulla morte di Nefertari, forse era di salute ca-
gionevole, nulla sappiamo e sapremo (la sua
mummia mai fu trovata nel sepolcro).
La Regina morì durante il 26° anno di regno del
sovrano e venne sepolta nella Valle delle Regine,
“Ta set Neferu” ovvero il Luogo dei Figli del Re,
ma anche delle Mogli reali e delle Madri reali.
La tomba è stata scoperta da Ernesto Schiapa-
relli verso la fine della campagna di scavi della
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s p e c i a l e n e f e r t a r i