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tico Regno. A Gebelein ci si dedicò al distacco delle pitture della tomba di Iti, con una tecnica già uti-

lizzata non molti anni prima per il distacco di quelle delle cappella di Maia. Gli anni seguenti, dal 15

al 18, tutte le campagne furono sospese per gli accadimenti bellici. Schiaparelli però non restò in ozio

con le mani in mano: nella sua Occhieppo le suore avevano creato un centro di assistenza per i militari

con spedizioni continue di materiali di prima necessità al fronte. Ovviamente il filantropo Schiaparelli

non poteva esimersi da questa impresa: eccolo quindi occupato tra consolati vari nel nobile intento

di cercare di liberare i prigionieri, inviare aiuti e quant’altro. Tra questi gravosi impegni trovò anche

il tempo di lavorare alla stesura dei rapporti di scavo e di pubblicare, nel 1916, “La geografia dell’Africa

Orientale secondo le indicazioni dei monumenti egiziani”. Intanto da una lettera del 21 dicembre 1916

apprendiamo che il direttore del museo, per motivi di salute, deve astenersi dal lavoro anche per in-

tere settimane. Terminata la guerra, con i suoi strascichi di vittime innocenti a causa della follia di

pochi, ripresero i viaggi in Egitto. Tra i primi di febbraio e la fine di marzo 1920 Schiaparelli fu di nuovo

attivo nella terra delle civiltà nilotica insieme a Pizzio e Ghattas: scenario dei lavori fu Gebelein. In

questa campagna furono rinvenute alcune tombe databili tra la VI e la X dinastia ed una mastaba della

III dinastia. Parte dei reperti restò al Cairo, ma un buon numero arricchì ulteriormente il Museo Tori-

nese. L’anno seguente, per gravi motivi economici, non ebbe luogo alcuna missione. In una lettera in-

viata al Ministero, datata 1° marzo 1921, si legge :”………Crederei invece opportuno affrettare la

pubblicazione del primo volume della Relazione sui lavori della Missione che è arrestata principal-

mente a causa dell’insufficienza di fondi a mia disposizione……”Nel febbraio 1923 Schiapareli partì per

il suo ultimo viaggio a Khemet rimanendo ospite della Casa Missionaria Francescana a Luxor. In tale

circostanza si occupò del recupero del materiale della campagna di tre anni prima. Nello stesso anno

vide la luce il primo volume della “Relazione sui lavori della Missione Archeologica Italiana in Egitto

(anni 1903-1920)”. Il titolo fu: “Esplorazione della Valle delle Regine nella necropoli di Tebe”. Un'altra

grande soddisfazione personale giunse il 18 settembre 1924 quando fu nominato “Senatore del

Regno”. Nel 1927, infine, pubblicò il secondo volume delle Relazione: “La Tomba intatta dell’architetto

Cha

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”. Tale lavoro è stato rieditato nel 2007 con eccellente prefazione del Prof. Roccati. La sua vita

terrena terminò nelle prime ore del mattino del 14 febbraio 1928, nella sua casa torinese di Corso

Oporto 40 (ora Corso Matteotti). Due giorni dopo si svolsero i funerali e la salma fu tumulata nel

tomba di famiglia nel cimitero di Occhieppo Inferiore. Tredici anni dopo la sua morte così lo ricordò

Giovanni Botti in un convegno:”A tredici anni dalla sua dipartita, la figura e la memoria di Ernesto

Schiaparelli sono più vive che mai…..Nulla infatti del molto che ha lasciato è andato perduto. Il con-

tributo da Lui dato alla scienza, germogliando, va producendo i suoi frutti……”. Ernesto Schiaparelli

fu un grandissimo egittologo. E’ stato accusato di non aver mai tenuto diari di scavo, ma ciò non cor-

risponde al vero: dai carteggi abbiamo visto come spronasse i propri collaboratori a scrivere il più pos-

sibile; di non aver seguito criteri scientifici, e qui basta solo il carteggio con il Rosa a smentire. Fu tra

i primi a capire l’utilità dell’interdisciplinarietà negli scavi, con l’utilizzo di antropologi, botanici ed

altre figure entrate nei moderni cantieri di scavo. Anche l’aver abbandonato la concessione di Deir

el-Medina od aver ritardato la pubblicazione dei rapporti di scavo non fu frutto di una sua scarsa lun-

gimiranza, ma una decisione obbligata a causa delle ristrettezze economiche.

Alessandro Rolle

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