

narrava la sua straordinaria scoperta, ne attri-
buiva il merito ad un sogno nel quale gli era
comparsa l’immagine di una processione di
portatori che si stava dirigendo verso l’angolo
della montagna tebana che celava la tomba.
Racconti mitici a parte, a metà febbraio il
Grande Egittologo disvelò la tomba intatta del
sovrintendente ai lavori Kha e di sua moglie
Merit, la TT8, dandone comunicazione in una
lettera, datata 20 febbraio 1906, indirizzata al
Ministero dell’Istruzione: tale lettera è presente
in brutta copia presso il Museo di Torino. “A sua
Eccellenza, il Ministro della Pubblica Istru-
zione…..Eccellenza, mi è sommamente grato di
annunziare che, dopo alcune settimane di per-
manente lavoro nella parte della necropoli te-
bana che è designata sotto il nome di Deir
el-Medinet, questa missione scoperse una scala
scavata nella montagna e che scendeva pro-
fondamente nella medesima e dava accesso ad
una tomba intatta. La tomba apparteneva al
defunto Kha……….e nella medesima tomba era
seppellita sua moglie Merit…….Ci stiamo ora
occupando a inventariare e imballare il mate-
riale rinvenuto……”. La scoperta della tomba
era di talmente grande rilevanza da “obbligare”
il Savina ed il Casati ad accamparsi di guardia
dinanzi all’ingresso.
Oltre a questa grandiosa scoperta, a mio pa-
rere più rilevante di quella di Tutankhamon in
quanto qui si tratta di una persona normale,
sebbene altolocata, si procedette ad un primo
intervento di restauro nelle tombe del principe
Amoncopeshfu e di Nefertari. Di quest’ultima
se ne ricostruì una perfetta riproduzione li-
gnea, in scala 1 a 10, esposta attualmente nella
sala III del museo torinese. A questo punto il
gruppo si trasferì nelle limitrofe necropoli di
Qau el-Kebir ed Hammamia ove si eseguirono
sgomberi e rilievi nella tomba di Uakha II, recu-
perando parti del sarcofago, statuette lignee
ed una splendida statua del proprietario,
anch’essa esposta tuttora in museo. Da fine
aprile sino ai primi di giugno si lavorò presso la
necropoli di Asiut, iniziando uno scavo prelimi-
nare. La missione terminò ad Eliopoli, con il
ritrovamento di parecchi vasi di epoca preisto-
rica e predinastica. Terminata anche questa
missione Schiaparelli dovette affrontare il
grave problema delle limitate risorse economi-
che. Il 28 ottobre 1906 inviò pertanto una let-
tera al Ministero nella quale elencò i successi
fin lì ottenuti dicendosi disposto a ridurre il nu-
mero dei mesi trascorsi in Egitto, pur di limi-
tare le spese. La risposta del Ministero non si
fece attendere e fu affermativa: gli scavi ver-
ranno finanziati con 4.000 lire, cifra bassa a
causa della scarsità dei fondi; per quell’anno
non si potè quindi scavare e la missione duro
poco più di un mese e mezzo. Il 15 marzo 1907
Schiaparelli ottenne un altro importante rico-
noscimento ricevendo la nomina a Soprinten-
dente agli scavi del Piemonte, della Valle
d’Aosta e della Liguria. Nel 1908 fondò, con
sede a Torino, l’”Italica Gens”, ente creato per
l’assistenza dei nostri connazionali emigrati
nei Paesi d’oltreoceano e nel Levante. La cam-
pagna di quell’anno non si aprì con i migliori
auspici: il Ministero decise di tagliare i fondi,
essendo anche impegnato a sovvenzionare gli
scavi cretesi. Lo Schiaparelli si rivolse ancora
una volta al Re: con la consueta opera di con-
vincimento, rammentando anche gli innume-
revoli successi passati, riuscì di nuovo ad
ottenere sovvenzioni “reali”. Considerata l’esi-
guità dei finanziamenti la campagna durò ap-
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