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Tornando al Drovetti, egli, dopo la sua destituzione a console in Egitto, avvenuta come già

rilevato nel 1815, oltre alla vendita della sua collezione di antichità, si occupa anche di di-

verse altre attività, la più importante delle quali consiste nell'esplorazione del territorio

egiziano. Lo troviamo quindi ad Abu Simbel, dove cerca invano di penetrare nel tempio

grande, tuttavia si legge il suo nome inciso su pilastro del tempio piccolo, che riporta anche

la data del 1816. Due anni dopo si reca all'oasi di Dakhla, e poi, ancora, primo europeo a

raggiungerla dopo un viaggio arduo e periglioso, giunge a Siwa, donde riporta una copiosa

documentazione di tipo scientifico. Dopo il suo reintegro a console, continua la ricerca di

antichità e mette insieme una seconda collezione, che offre alla Francia nel 1827. A Parigi,

visto il successo ottenuto dal museo di Torino, cadono le remore nei confronti del Drovetti

e della Bibbia, e tale raccolta, benché inferiore alla prima, viene acquistata senza veruna dif-

ficoltà per 250.000 franchi

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. Ulteriori pezzi vengono ceduti ad altre istituzioni museali,

come Berlino, Lione e Ginevra. Si può ben dire che il Drovetti, con la sua instancabile attività,

contribuì a formare i principali musei egizi in Europa.

Nel 1829, minato nella salute, rientra in Italia, dove si spegne a Torino nel 1852. Gli ultimi

anni di vita gli furono particolarmente penosi, in quanto fu soggetto ad una malattia men-

tale che lo afflisse in modo sempre più grave, sicché si rese necessario il suo ricovero in un

ospedale psichiatrico del capoluogo piemontese dove trascorse miseramente l'ultimo

tempo della sua esistenza.

Triste ed amaro destino dopo tanto splendore.

Fra i reperti portati dal Drovetti a Torino riscontriamo un numero cospicuo di stele fune-

rarie. Una parte di queste riguarda quelle rinvenute a Deir el Medina

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, tutte databili alla

XVIII -XIX dinastia, un'altra parte concerne quelle di disparato contesto, infine ne abbiamo

un certo numero datate al Medio Regno (sedici integre). Queste ultime costituiscono l'og-

getto dello studio che sarà presentato nei prossimi numeri del presente Magazine.

Le stele del Medio Regno pervenute con la 'Drovettiana' nel Museo Egizio di Torino ab-

bracciano tutto il periodo che va dalla seconda parte dell'undicesima dinastia fino alla tarda

dodicesima dinastia, offrendo così un quadro completo delle lapidi funerarie di tale periodo.

Ciascuna stele, di cui verrà pubblicato un fedele disegno ad alta risoluzione, opera dell'au-

tore di queste righe, è corredata da una scheda introduttiva in cui sono riportati il numero

di catalogo e il nome del titolare. Di quest'ultimo è stato scritto il nome in geroglifico con

la traslitterazione e la traduzione. Seguono la provenienza, la datazione ed una breve de-

scrizione. del reperto. Infine viene riportato il testo del documento in geroglifico, con sot-

tostante la traslitterazione e la versione in italiano. Per talune stele, di particolare

complessità, viene riportata nel contesto anche parte del disegno originale, con richiami in

lettere o numeri al testo elaborato. Seguono eventuali note e abbreviazioni. I numerosi

nomi propri e titoli o mestieri che compaiono sulle stele verranno pubblicati in un elenco a

parte alla fine dell'opera. Tuttavia, per i titoli più complessi sarà data breve spiegazione

nelle note.

Di tutte le stele, la più interessante è la n. 1447, di Meru. Tale reperto trae la sua impor-

tanza per motivi storici e filologici. È un documento che riporta il nome del sovrano e la data

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