

armonico-melodiche. L’invenzione delle scale,
dei modi, dei gradi, della chironomia, non
sono assolutamente di stampo ellenico, bensì
di derivazione egizia. L’idea che il monocordo
sia una bella invenzione di Pitagora non è
esatta, così come non lo è per il famoso teo-
rema matematico che porta il suo nome. Gli
Egizi avevano anche un sofisticato sistema
educativo per insegnare la musica, per esem-
pio il maestro di Canto era differente dal Can-
tante professionista a volte però poteva
anche ricoprire entrambi i ruoli. Esistevano
dei musicisti “impresari” come i Sovrainten-
denti e dei musicisti Direttori che erano iden-
tificati con i chironomi. Dunque la società
musicale era piuttosto complessa. Se riflet-
tiamo sulla “gerarchia musicale” nei moderni
Conservatori di Musica scopriamo che esiste
ancora quell’antica struttura. Il Direttore è
sempre un Maestro di Coro o d’Orchestra, ma
può anche essere il Concertatore o semplice-
mente un Compositore. Il Sovraintendente ha
ancora una funzione impresariale, gli “istrut-
tori” e gli “insegnanti” sono esattamente i do-
centi di musica divisi tra quelli che continuano
ad esercitare il concertismo e quelli che non lo
esercitano più.
Qual è stato l’impulso più impor-
tante per ricostruire un modello di Lira
Egizia?
Sicuramente la voglia di provare a sentire il
suono antico. Ricostruire uno strumentomusi-
cale a partire dai dipinti e dai disegni è stato
piuttosto istruttivo soprattutto perché ti mette
davanti le difficoltà di progettazione e di realiz-
zazione. La lira è nata dal lavoro delle nude
mani. Ovviamente per alcune parti è stato ne-
cessario usare attrezzi moderni, non tanto per
la difficoltà di lavorazione, quanto per il tempo
a disposizione. L’importante era comprendere
il modo di fare liuteria nell’Antico Egitto. Una
volta finito lo strumento si è reso necessario
studiare il modo in cui suonarlo e questa è
stata la parte più difficile. Infatti i riferimenti
grafici davano solo un’idea della posizione
delle mani, ma nella realtà molte posizioni
sono impraticabili. Per esempio non è possibile
posizionare la mano sinistra parallela alle
corde perché non si avrebbe nessuna articola-
zione delle dita per fare degli arpeggi. Anche il
modo di tenere lo strumento risulta alquanto
scomodo per non dire nuovamente impossi-
bile. Dunque si deduce che la raffigurazione sti-
lizzi molto il modo di suonare, almeno per
alcuni tipi di lira.
La ricostruzione della lira egizia
quale apporto ha arrecato e può arrecare in
futuro nella migliore determinazione ed
analisi della musica dell' antico Egitto?
Ricostruire lo strumento è fondamentale per
avere una corretta visione delle descrizioni
pittoriche e testuali. Inoltre non è possibile
parlare di musica solo attraverso fonti icono-
grafiche, è necessario “sentirla”, la musica.
Poiché gli Egizi non possedevano tecniche di
registrazione audio, l’unico modo per noi di ri-
creare quei suoni è ricostruirne gli strumenti.
In progetto ho di mettere su un’intera orche-
stra Egizia, con tutti strumenti ricostruiti, così
da provare a realizzare un repertoriomusicale
e studiarne le caratteristiche. Diciamo che
siamo proprio nel campo dell’archeologia spe-
rimentale. Credo inoltre che la storia della mu-
sica dovrebbe iniziare dalle prime fonti
musicali Sumere per poi dedicare un equo nu-
mero di pagine all’Antico Egitto perché altri-
menti verrà meno un pezzo di storia molto
importante, la monodia accompagnata era
già molto in uso durante l’epoca faraonica e
la pratica musicale aveva un ruolo fondamen-
tale nella vita quotidiana.
Un messaggio per l’archeologia e per
la musicologia:
Non chiudete le porte ai popoli che conside-
rate primitivi poiché potreste fare grandi sco-
perte e trovare risposte a grandi domande.
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l o s c a f f a l e
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