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Autore dei Dialoghi socratici e di un’Apologia di

Socrate, Demetrio promosse la dedica di una sta-

tua di Socrate nel Pompèion, dove, di fatto, è stata

trovata la base, presso l’entrata

67

. Dei diversi tipi co-

nosciuti per la testa di Socrate nella statuaria, indi-

cativa è l’Erma Farnese iscritta al Museo di Napoli

(inv. 6415) che conserva la torsione del capo verso

destra e il mantello che gira dietro la schiena come

nella riproduzione di una pittura di Efeso databile

al I sec. d.C. (15). La prima opera commissionata a

Lisippo in Asia è il gruppo dei venticinque cavalieri

caduti nella battaglia del Granico nel maggio 334,

destinato al Santuario di Zeus in Dion

68

.

Velleio Patercolo

69

e Plinio

70

descrivono il gruppo

quale lo vedevano a Roma in Campo Marzio, dove

era stato trasportato da Quinto Cecilio Metello

Macedonico nel 146 a seguito della riduzione a pro-

vincia romana del regno di Macedonia

71

. Vi erano

rappresentati i venticinque hetàiroi (uomini dello

stato maggiore di Alessandro) caduti nel passaggio

del fiume al fianco del re, che appariva con loro in

un’impressionante cavalcata. Monumenti di am-

biente ellenistico e romano ne riflettono la fortuna

iconografica: un bronzetto da Ercolano, al Museo

Nazionale di Napoli (inv. 4996), viene considerato co-

pia ridotta di uno dei cavalieri, insieme a un piccolo

cavallo in bronzo della stessa provenienza.

Il cavaliere superstite, forse Alessandro, è colto

mentre sta per colpire di fendente un nemico che

va postulato nel gruppo originale, anche come oc-

casione di puntello per la cavalcatura

72

(16). Né resta

senza confronti la cavalcatura giunta priva del con-

ducente: per il movimento e l’acconciatura termina-

le della criniera, l’animale è del tutto simile a quello

del gruppo equestre da Miseno al Museo dei Campi

Flegrei a Baia, dove il Domiziano-Nerva indossa

una corazza analoga a quella del cavaliere nell’altro

67 Il

Pompeion

era l’edificio destinato all’organizzazione delle processioni nelle maggiori feste cittadine. Il

blocco superstite e le tracce visibili sui gradini d’ingresso dicono che il monumento era allineato alla panchina

chesiappoggiavaallaparetee l’areadisponibileper lafigurasulplintosarebbestatadim1,15per0,75,adatta

a una figura seduta.

68 La ricchezza delle fonti è dovuta all’eccezionalità dell’opera: la più antica dedica di un gruppo numeroso

di statue equestri di cui si abbia notizia; quanto alla decisione delle onoranze, questa fu presa subito dopo il

combattimento e gli scrittori lodavano la “

somiglianza”

dei ritratti.

69 Vel.,1,11,3-4:

“questièMetelloMacedonico,cheaveva innalzato iPorticichestavano intornoaiduetemplidedicati

senza iscrizione, che ora sono circondati dai Portici di Ottavia, e che portò dalla Macedonia questa torma di statue

equestricheguardano la frontedei templi,ancoroggimassimoornamentodel luogo”.

70 Plin., Nat. hist., XXXIV, 64:

questa torma Metello, conquistata la Macedonia, la fece trasportare a Roma”

.

Particolarmente indicativoè iltermine

“turma”

impiegatosiadaVelleiochedaPlinio: ingergomilitareromano,

esso indica l’unità tattica della cavalleria, di trenta, poi trentadue elementi. MORENO, 1987, p. 80.

71 La collocazione evocava lo scenario voluto da Alessandro. Il Campo Marzio era il luogo di raduno dei

Romani in armi, come il santuario di Díon per Macedoni. I bronzi furono collocati nel Portico di Metello, di

fronte ai templi di Giove e di Giunone e qui rimasero dopo la ristrutturazione del complesso come Portico

di Ottavia. Un’iscrizione tardoantica è stata talvolta letta come documento che il donario fosse scampato al

saccheggio di Alarico del 411 d.C. MORENO, 2011, XV, n.1, p. 27.

72 Il bronzetto da Ercolano trova forte analogia con uno dei torsi da Lanuvio conservato al

Museo di Leeds

.

MORENO, 1987, pp. 86-90.