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338, da Daochos II, tetrarca di Tessaglia. Daochos

intese dedicare il gruppo a se e ai propri antenati

57

(12). Interessante ai fini della comprensione dell’ico-

nografia dell’atleta, è il confronto che si può fare in

Italia, al tempo di Nerone, con un affresco nella Casa

dei Vettii a Pompei in cui è rappresentato il bronzo

completo della palma su un alto piedistallo

58

(13).

Per intendere cosa potesse avere Agia nella mano

destra si deve fare un paragone con la rappresenta-

zione di un Atleta vincitore dipinto negli stessi anni

su un frammento di anfora panatenaica al Museo

del Ceramico dove si può apprezzare il medesimo

atteggiamento dell’Agias: il giovane stringe con la

mano destra un ramo di palma che nell’Agias pos-

siamo immaginare applicato in bronzo. Questo ele-

mento vegetale attraversava obliquamente il busto,

suggerendo un piano trasversale a quello del corpo:

soluzione di cui Lisippo studierà numerose varianti

intese ad accrescere la profondità della rappresen-

tazione

59

.

Novità eccezionale che si può riscontrare studiando

l’Agias è l’espressione pensierosa e concentrata del

volto, atteggiamento fino ad allora non sufficiente-

mente definito dalle formule tradizionali di èthos-

pàthos

60

. L’energia stessa del campione, muscolare

nel tronco, pensierosa e intellettiva nel viso, porta al

dischiudersi delle labbra in un respiro denso quasi

affannoso in attesa della vittoria. Ma tutto ciò è più

preannunciato che attuato; è allo stato potenziale,

pronto al pieno svolgimento dell’azione, la quale for-

se non si svolgerà affatto, perché la sicurezza e la

saldezza del ritmo, dei piani e dei volumi già assicura

che Agias ha ormai conquistato la vittoria

61

.

57 L’

Agias

non è l’originale, ma la copia, forse della stessa officina di L., da una statua che esisteva a Farsalo;

nel caso dell’Agias, la replica marmorea è contemporanea al modello ed è eseguita con accorgimenti intesi a

ridurre al minimo il divario dal bronzo. MORENO, 1987, p. 36. Attualmente l’opera è custodita al Museo di

Delfi (inv. 1875).

58 La statua è posta dietro la tavola con i premi per i vincitori e gli

haltéres

, attrezzi

per il salto in lungo

che esprimono l’attinenza alla corsa, altrimenti priva di attributi figurativi. In primo piano, quattro galli

alludono allo spirito combattivo, qualificando la scena come allegoria dei giochi e la statua atletica quale

personificazione di Agón. MORENO, 2011, XV, n.1, p. 17.

59 Il giovane mostra di avere appena collocato sul capo il serto di vittoria (tuttavia, dalle impronte della cera

all’interno della statua, risulta che il collo è stato allungato in corso d’opera e il braccio forzato in alto). La

corona di olivo selvatico è quella che si offriva al vincitore in Olimpia; la mancanza di altri elementi impedisce

di sapere con sicurezza in quale specialità avesse riportato il successo, ma dando credito al realismo della

rappresentazione si può dedurre qualcosa dai caratteri fisici. Le orecchie non hanno la tumefazione di chi

praticava il pugilato o il pancrazio; la limitata consistenza dei bicipiti, l’esilità dei polsi e i morbidi polpastrelli

escludono gare di lancio o la conduzione di cavalli e carri: nella muscolatura coltivata delle gambe, trova

ragione l’esercizio della corsa, la prima specialità praticata in Olimpia, l’unica ivi ricordata da Omero.

MORENO, 2011, XV, n.1, p. 16.

60 Si direbbe che l’espressione dell’atleta sia il naturale risultato dell’energia, della vitalità, onde tutte le

membra si avvivano, trasferita nel viso, nella sede cioè del pensiero e dell’intelligenza.

61 Il problema per la datazione dell’

Agias

consiste nel fatto che tutto il gruppo presenta notevoli affinità

stilistiche e non può essere considerata a parte la sola statua dell’alteta, benché solamente questa rechi

l’iscrizionecon lafirmadiLisippo;sarebbepossibilepensareche l’Agiasfosse ilsolooriginale lisippeoecheda

essa sia stato tratto lo spunto anche per le altre statue del gruppo. La statua comunque non è stilisticamente

molto lontana dal 338, anno dell’assunzione da parte di Daochos del titolo di tetrarca, come può essere

dimostrato dalle proporzioni e dal ritmo della scultura. La statua risalirebbe al 320 a.C. e rappresenterebbe il

primomonumento datato che conservi il sistema lisippeo.

11 / Epitrapezio