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contro quella buona morale comune che esigeva un tono decisamente più aulico per le rappresentazioni
delle divinità. In particolare, Hèra viene rappresentata gesticolante, tradendo un’assoluta impazienza, men-
tre Afrodite viene sorpresa mentre indietreggia inorridita alla vista di Efesto, suo sposo.
Infine, l’ultimo registro decorativo, sul piede del
cratere, mostra una splendida teoria di animali
in gruppi di sei ciascuno, con la rappresentazio-
ne, al centro, di un motivo tipicamente orien-
tale: le sfingi alate poste specularmente ai lati
dell’albero sacro. Immediatamente sulla fascia
sottostante a questo registro è poi dipinta una
serie di raggi (o denti di lupo) e motivi vegeta-
li, tra cui palmette e fiori di loto, di gusto e di
stile squisitamente orientali. Per quanto riguar-
da la datazione del cratere (Torelli e Bianchi
Bandinelli propongono il 570 a.C.), ho reputato
opportuno accennare, se pur brevemente, ad
altre produzioni attiche a figure nere che pre-
sentano caratteri affini e convenzioni iconogra-
fiche e stilistiche perfettamente riscontrabili sul
Vaso François e che quindi orientano verso lo
stesso orizzonte cronologico, descrivendo una
nuova temperie stilistica il cui punto di forza si
materializza nei dettagli e nella straordinaria
leggiadria delle forme. Proprio a questo pro-
posito, nel panorama della ceramografia attica,
sono due le personalità innovatrici e di spicco
che vengono considerate dirette fonti di ispira-
zione per Kleitìas, nonché anticipatori di quella
predilezione per il decorativismo e per la legge-
rezza che trova piena espressione nello stile del
Vaso François.
Mi riferisco, primo tra tutti, al Pittore della Gor-
gone, ceramografo attivo in Attica attorno al
580 a.C., autore dello splendido dinos a figure
nere che prende il suo nome. (foto 16 e 17) Il
dinos è una forma vascolare nettamente diver-
sa dal cratere in quanto il fondo è arrotondato,
non presenta collo e l’imboccatura è molto am-
pia; è privo di piede, pertanto necessita di un
supporto anch’esso decorato a figure nere con
teorie animali e/o vegetali. Il cratere e il dinos
venivano entrambi indifferentemente usati per
la medesima funzione: nascono come cerami-
che adibite alla preparazione del vino da con-
sumare durante simposi e banchetti. La scelta
da parte dell’opulente committenza per l’una o
per l’altra forma era semplicemente soggettiva e di gusto personale. L’esemplare, oggi conservato al Museo
del Louvre di Parigi e frutto della maestria e dell’abilità del ceramografo, è un documento di straordinaria
importanza che incarna l’essenzialità di un artista grandioso ed innovatore che, attraverso espedienti grafici,
ha aperto la strada ad un nuovo linguaggio decorativo, nettamente più discorsivo e più fluido, composto
di figure esili e fregi sovrapposti che si distaccano dalle visioni ben più concrete e vitali concretizzatesi nella
ceramografia attica ad immagini più grandi. La datazione del dinos, decorato con Perseo e le Gorgoni, viene
fatta risalire al 590 – 580 a.C. Il secondo grande artista che, al pari del Pittore della Gorgone, merita di essere
ricordato come precursore e ispiratore di Kleitìas, è l’ateniese Sophilos che opera in Attica tra 580 e 570 a.C.;
foto 18 / Sophilos. Dinos a figure nere. 580 a.C. British Museum, Londra.