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all’antica Dilmun (di mesopotamica memoria o
Tyos per i greci), toponimo spesso presente nelle
fonti mesopotamiche: sull’isola oltre 15.000 sepol-
ture, datate III millennio, sono state rinvenute nel
sito di Sar el Gisr; a queste vanno aggiunte quelle
della necropoli in prossimità dell’abitato di Rifaa e
sono presenti anche delle strutture funerarie di
grandi dimensioni (alte circa 15 metri e con una
base di 30metri di diametro) , definibili tranquilla-
mente monumentali, ad Al’ Aali. In quest’ultimo
sito si mescolano le sepolture, piccole collinette ar-
tificiali, con le abitazioni attuali; il tutto crea un
suggestivo e insolito (per alcuni macabro) pano-
rama. Ma non è tutto: la necropoli di Al'Aali è stata
utilizzata fino al 300 a.C circa e ha restituito la
“bellezza” di circa 170.000 tombe.
I poemi epici di Gilgamesh (Enki e Ninkhursag) de-
finivano Dilmun come “terra della morte” o “terra
degli immortali” (non ha proprio lo stesso senso,
ma ci si adatta) e, visto il paesaggio che si presen-
tava e si presenta ai viaggiatori, come contraddire
questa fonte?
A causa di queste citazioni con cui venne definito
il sito, alcuni archeologi propendono per far coin-
cidere l’isola come una grossa necropoli utilizzata
dai primi abitanti della penisola arabica e dell’area
mesopotamica. Tale teoria è supportata dal ritro-
vamento nelle sepolture di vasellame e manufatti
vari di diversa provenienza e dalla mancanza di ri-
trovamenti di necropoli nelle isole vicino (Failaka
ad esempio).
Senza dubbio, la presenza di questi oggetti prova
l'esistenza di intensi scambi e traffici che coinvol-
gevano civiltà e paesi molto distanti (la Mesopo-
tamia, Magan, Melukkah, Harapah, le capitali della
valle dell'Indo e poi dai porti verso la l’interno) che
confluivano su quell’approdo, perché l’isola di Dil-
mun, secondo le iscrizioni, distava due giorni circa
di navigazione dalla Mesopotamia e veniva utiliz-
zata come scalo per i rifornimenti di acqua dolce
e viveri.
Baharain potrebbe riservare ulteriori scoperte: nel
2004, durante la costruzione di un canale di scolo
nel villaggio di Karzakan, a poca distanza dalla ric-
chissima necropoli di Al’Aali, alcuni operai hanno
riportato alla luce uno scheletro che le autorità lo-
cali avrebbero fatto risalire al periodo di domina-
zione greca. Questa prima scoperta fa propendere
per l’uso del sito come necropoli alla stregua di
quella vicina, con la possibilità di ritrovare sepol-
ture ben più antiche.
Ritorniamo al III millennio: un’ altra zona che ha
restituito sepolture appartenenti a questo periodo
è quella dell’antica Magan; attualmente il terri-
torio è conosciuto con il nome della penisola dell’
Oman. La cultura di Umm an-Nar, fiorita nel III mil-
lennio, ha realizzato necropoli con imponenti
tombe circolari costruite con l’utilizzo di enormi
lastre di pietra. Al loro interno, questi complessi
potevano essere suddivisi in più ambienti fino ad
arrivare a 10 camere funerarie; con ogni probabi-
lità sono sepolture funerarie familiari che arrivano
ad ospitare anche 200 defunti.
Il crollo delle strutture ha fortemente limitato la
conoscenza e lo studio di questa cultura; si sono
conservati, comunque, i materiali che facevano
parte dei corredi funerari: vasellame fittile e di
rame (la zona era conosciuta in antichità come
una zona ricca di rame e le popolazione che ci vi-
vevano esportavano questo metallo) e monili.
Due sepolture sono risultate particolarmente in-
teressanti per la presenza di decorazioni esterne a
bassorilievi con rappresentazione di animali e es-
seri umani.
Il II millennio a.C. viene considerato dagli studiosi
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