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publica

,

non si fece attendere. Nel 27 a.C.,

nella seduta di gennaio, lo Stato venne for-

malmente

“restituto”

al Senato e al popolo.

Grazie ad una serie di privilegi, cariche vi-

talizie, Ottaviano Augusto mantenne i pieni

poteri, in primo luogo con l’esercito tenuto

saldamente nelle sue mani. Attraverso la

“restitutio”

ricevette l’epiteto di

augustus

,

in

un primo momento l’idea era quella di farsi

chiamare Romolo, ma in sé il nome aveva

troppi echi di monarchia.

Augustus

era un

aggettivo con uno spettro semantico am-

pio (“sublime”, “venerabile”, “sacro”), pote-

va essere associato anche al verbo

augere

(“accrescere”), o all’

auger,

l’interprete del de-

stino. Un nome parlante quindi, che vede

racchiudere tutte le sfumature che il per-

sonaggio Augusto avrebbe interpretato nei

suoi anni di potere.

In fondo la

Pax Augusta

f

u un’abile finzione,

una messinscena teatrale dove Augusto ti-

rava le file di un

imperium

democratico fa-

cendosi chiamare

princeps

,

ma alla fine an-

dava bene a tutti così; Roma aveva bisogno

di pace. Il tratto psicologico più sorpren-

dente di Augusto è quello di essersi sapu-

to destreggiare tra l’essere il capo dell’op-

posizione prima di Azio, duro e deciso,

calcolatore e stratega spietato, in un

prin-

ceps

mite, un uomo che si atteggiava con il

Senato a essere un

primus inter pares

,

un

moderato e modesto che riceveva cariche

e onori solo per compiacere quelli che glieli

offrivano, rispettoso del

mos maiorum

con

un

programma di rinnovamento costruito

dall’interno e conservato in un periodo di

oltre vent’anni. Alla celebrazione dei fasti

dei grandi generali impose il culto del so-

vrano eletto dagli dei, alla

luxuria

e all’avidità

personale impose un programma di

publi-

ca magnificentia

,

e all’indifferenza religiosa

e all’immoralità si batté con un programma

religioso e morale che toccò dall’interno an-

che la sua famiglia. La figlia Giulia colpita da

una serie di scandali a causa dei suoi nu-

merosi amanti venne condannata all’esilio

dal padre stesso, le leggi non mancarono di

essere applicate come esempio della sotto-

missione allo Stato.

Un programma così ricco di mutamenti prevedeva un nuovo linguaggio figurativo, assieme alla

restitutio rei

publicae

e al programma moralizzatore, il nuovo programma culturale fu così elaborato tanto da doversi di-

staccare da quelli precedenti e rinascere così a vita nuova. I decenni che seguirono videro la nascita di un

nuovo linguaggio visivo. Non cambiarono solo i simboli e le immagini, ma anche l’aspetto urbano di Roma: “Ur-

bem neque pro maiestate imperii ornatam et inundationibus incendiisque obnoxiam excoluit adeo, ut iure sit

Fig.2 / Horologium Augusti - plastico / ph Maria Mento

Fig.3 / Ara Pacis, fronte ovest verso il Campo Marzio e interno / ph courtesy of Press Office Museo

dell’Ara Pacis