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IN RICORDO DEL MIOMAESTRO: SILVIO CURTO

"C’era un busto della regina Nefertiti stupendo e identico all’originale av-

volto da centinaia di volumi di egittologia e due grandi tende alle finestre

quando si entrava nell’ufficio del professor Curto. Ancora oggi, quando

sento il profumo del sigaro toscano, la mente va a quelle mattine di molti

anni fa, quando, entrando nella biblioteca del Museo Egizio di Torino, si

era pervasi da quel profumo, intenso e aromatico, che pareva occupare

ogni spazio, anche il più remoto. Era l’indizio inequivocabile della presen-

za del professore in biblioteca, nel suo ufficio o nel museo. La frequen-

tazione della biblioteca era poi un “obbligo” al quale nessuno di noi si

sarebbe mai sognato di esimersi: come non pensare con terrore alla

domanda che ci sarebbe stata rivolta in sede d’esame su uno dei volumi

delle bibbie dell’egittologia. Il ticchettio della macchina da scrivere di Da–

niele e della signorina Orsini si mischiava alla voce dolce e un po’ squillan-

te di Enrichetta Leospo mentre Mario Tosi

scriveva sui suoi quadernini prendendo ap-

punti e copiando testi geroglifici. Il grande

tavolo di legno era completamente coperto

di libri aperti che noi, giovani studenti di

egittologia, consultavamo cercando di ri-

cordare anche il colore delle copertine per-

ché il professore lo chiedeva in sede d’esa-

me. Ogni tanto il professor Curto entrava in

biblioteca attraversando il corridoio che la

separava dal suo ufficio con l’intento di

prendere qualche volume legato allo studio

che stava portando avanti.

Queste immagini si mescolano a decine di

altre che saranno sempre fissate nella me-

moria di noi allievi quando ricorderemo il

nostro maestro che ha saputo infondere in

noi l’amore per l’antico Egitto, ma ci ha anche

insegnato l’umiltà e la signorilità. Potremmo

ancora scrivere sul professor Silvio Curto

pagine e pagine. Potremmo ricordare la

lunga tradizione terminata con lui di grandi

direttori del Museo Egizio di Torino, da

Schiaparelli a Scamuzzi, o che proprio il suo

lavoro aveva permesso che il 24 Aprile del

1967 il museo si arricchisse di quello splen-

dido reperto che è il tempietto di Ellesija. Po-

tremmo, ma non credo sia utile. Ciò che più

mi preme sottolineare è che, senza falsa re-

torica, egli vive nel nostro cuore. L’ho visto

poco più di un mese fa quando gli ho porta-

to un mio libro e le sue parole sono state, al

commiato, “grazie, perché mi ricordi i bei

tempi”. Anche lei ci ricorderà sempre quel

tempo dell’università, professore, e ogni

volta che torneremo al Museo Egizio o in

Egitto, serberemo nelle pieghe più care del

nostro cuore, le sue parole. Grazie ancora e

che l’Amduat la accolga.”

Silvio Curto

"Tempio di Ellesija / ph David Schmid / CC BY-SA 4.0 / Wikimedia Common