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ta o talora acroma, e muniti di una termi-

nazione a punta volta a favorirne l’inseri-

mento nel terreno (fig. 10). Il loro impiego

è attestato in numerose località di epoca

meroitica lungo l’intera estensione del re-

gno

24

, tuttavia l’esatta funzionalità ad essi

attribuita non trova spiegazione unanime-

mente condivisa: le abbondanti quantità di

carbone sovente recuperate al loro inter-

no, ad Abu Erteila ed altrove, ne suggeri-

scono l’utilizzo per la cottura od il riscalda-

mento di alimenti.

L’occupazione post-meroitica del sito

L’occupazione stanziale di Abu Erteila suc-

cessivamente al periodo meroitico trova

sua unica evidenza nota nel tracciato pla-

nimetrico di una chiesa tri-absidata, con

dimensioni massime di 13 x 11,5 m, emer-

gente per un corso murario dal piano di

calpestio attuale alle pendici nord-occiden-

tali del

kom

I. L’assenza di elementi datanti

porta a riferire genericamente l’edificio all’epoca di

preminenza del cristianesimo nella regione, fra la

metà del VI ed il XV secolo

25

. Ad epoca cristiana, a ca-

vallo fra XII e XIII secolo, è egualmente riconducibile

l’utilizzo del territorio del sito quale area funeraria.

L’indagine di scavo ha portato sinora alla luce ven-

tisette sepolture a fossa in cui i corpi, talora avvolti

in sudari in lana

26

, riposavano in posizione allungata,

deposti sul dorso o su un fianco senza orientamenti

preferenziali, e privi di oggetti di corredo

27

.

Conclusioni

Nel complesso delle sue prime sette stagioni sul

campo, la missione archeologica italo-russa ad Abu

Erteila ha riconosciuto per l’area un’antropizzazione

di particolare rilevanza sociale ed impegno costrut-

tivo nel corso della fase classica del periodo meroi-

tico, in particolare fra il I ed il II secolo d.C. La messa

in luce delle vestigia di una struttura palaziale e di

un ipotizzato edificio cultuale evidenzia il prestigio

attribuito alla località in epoca cuscita; le conoscen-

ze attuali non permettono tuttavia di accertare la

contemporaneità d’utilizzo delle due costruzioni,

così da riprodurre il binomio palazzo-tempio che

costituì modello consolidato nei maggiori centri del dominio nubiano. L’approfondimento delle indagini

sul campo porterà auspicabilmente a tracciare un quadro esaustivo dell’occupazione umana del territo-

rio sotto esame, contribuendo ad arricchire il panorama conoscitivo circa la nutrita catena insediativa, di

cui Abu Erteila era parte integrante, che animava il territorio sulla sponda orientale del Nilo a sud dell’an-

tica capitale, in quello che era il cuore socio-politico del regno meroitico.

24 Nell’area del Butana, per il caso di Hamadab v. Wolf

etalii

2009: 248-29. Per Awlib v. El-Tayeb & Kolosowska 2005: 149-50. Per Musawwarat es-Sufra v. Eigner 2002: 7, abb. 2 (n. 7-12).

25 Baldi & Varriale 2010.

26 L’osservazione dei tessuti, che ha permesso di rivelarne la composizione, è stata condotta da Maria Rita Giuliani, Istituto Centrale per il Restauro. V. Baldi 2012; Giuliani 2013.

27 L’estrema longevità delle prassi funerarie osservate, e l’assenza di oggetti di correndo, hanno affidato l’inquadramento cronologico delle sepolture alla sola analisi al radiocarbonio delle ossa del corpo T 104; esse hanno

restituito una datazione in età calibrata compresa fra il 1160 ed il 1255 d.C. V. Fantusati 2013: 243-48; Fantusati et alii 2012: 46-52; Fantusati & Kormysheva 2014: 36-39.

Fig 8 / Abu Erteila, Complesso K 900, Ambiente K 901, rocchio di colonna recante immagine del dio

Hapy / Arenaria / I secolo d.C. (?) / ph Fantusati

Fig. 9 / Abu Erteila, Complesso K 1000, statuetta leonina offerta come dono votivo.

Arenaria / ph Lebedev