

56
contesto sociale di prestigio della
fase classica del periodo meroitico
(I-IV secolo d.C.). L’appartenenza a
personaggi meroitici di alto rango,
evidentemente di natura nobiliare
o sacerdotale, appare conforta-
ta dal corrispondente patrimonio
ceramico, che affianca le usua-
li forme di carattere utilitaristico
ad una più raffinata produzione
da mensa talora impreziosita da
decorazioni, nonché a manufatti
di spiccata caratterizzazione sa-
crale quali supporti per incensie-
ri
8
. L’inquadramento cronologico
così evinto, ulteriormente ristretto
su base ceramica ad una fase po-
steriore alla metà del I secolo d.C.,
ha trovato conferma nell’analisi al
radiocarbonio di carbone di legna
utilizzata nel palazzo per la cottura
del cibo, datato in età calibrata fra
80 e 220 d.C.
9
Alle conoscenze attuali, l’originaria
planimetria palatina appare esser-
si sviluppata in modo asimmetri-
co, tuttavia la maggiore estensio-
ne dell’edificio rispetto a quanto
ora noto, indicata da preliminari
saggi di verifica, porta a differirne
una valutazione complessiva. Al
contempo, non trova ancora con-
ferme certe il possibile impiego
di coperture a volta, ipotizzabile
dalle pareti di notevole spessore
in grado di sopportare spinte di
rilievo, in continuità con una so-
luzione attestata nell’architettura
domestica coeva, che faceva occa-
sionale ricorso a pseudo-botti in
mattoni crudi
10
.
Funzionalità certa può essere at-
tribuita, nell’area nord-orientale
del complesso, agli ambienti K 801
ed 802, in cui si sono riconosciu-
te le cucine del palazzo in ragione
dell’osservazione di diffusi resi-
dui di cenere ed ossa combuste
11
,
nonché del rinvenimento di otto
gruppi ceramici ancora in situ de-
stinati alla preparazione degli ali-
menti. Colmi di abbondanti quan-
8 Circa il patrimonio ceramico rinvenuto ad Abu Erteila v. Baldi 2010; 2013; 2014.
9 Le datazioni al radiocarbonio portano la firma del prof. Gilberto Calderoni, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Roma “Sapienza”.
10 Strutture ben conservate sono venute alla luce ad Ash-Shaukan (Jacquet 1971: fig. 29) ed a Karanog (Woolley 1911: 11-13).
11 Lo studio archeozoologico delle ossa animali rinvenute ad Abu Erteila è stato condotto da Ivana Fiore (Laboratorio di Paleontologia del Quaternario e Archeozoologia, Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”,
Roma): v. Fantusati 2013: 231-32.
Fig 3 / Abu Erteila, Kom II / a cura di Maria Rita Varriale e Marco Baldi