

Franco Brussino, studioso torinese già noto agli appas-
sionati della civiltà egizia per aver svelato il mistero del
Papiro Tulli, ci propone uno studio particolareggiato su
una ventina di stele risalenti al Medio Regno custodite
presso il Museo delle Antichità Egizie di Torino, che
sono quasi del tutto inedite. In questo numero un’in-
troduzione generale sulle stele, nel prossimo le vi-
cende legate a questo particolare gruppo e poi la pub-
blicazione delle stesse con immagini, disegni, tradu-
zione e traslitterazione dei testi.
Ringraziamo il Museo delle Antichità Egizie di Torino
che ci ha gentilmente concesso le autorizzazioni ne-
cessarie per poter pubblicare questo prezioso lavoro.
Fin dai tempi più remoti l’uomo ha cercato di riprodurre su un supporto ciò che per lui
rappresentava qualcosa di importante, allo scopo di averne memoria.
E’ da questo impulso che quasi certamente è nata la scrittura, inizialmente come mero
supporto al progressivo espandersi del commercio e successivamente come espressione di
un pensiero più evoluto, che rispecchiava da un lato l’esigenza di fissare dei canoni validi per
tutti, dall’altra il desiderio di comunicare miti e leggende.
E’ facile pensare che vi sia stata una prima fase di questo aspetto destinata a rimanere
per sempre nel silenzio a causa dei supporti deperibili utilizzati. Ma quando l’uomo sceglie
la pietra e lascia sopra di essa disegni e incisioni, comincia inconsapevolmente a parlare
con uomini simili a lui, che migliaia di anni dopo ammirano con stupore i suoi tentavi di dare
una risposta alle stesse domande esistenziali.
La pietra è un materiale eterno vecchio almeno quanto la Madre Terra e destinata a un
tempo senza fine, o – per usare un’espressione cara agli egizi – per durare “milioni di anni”.
Già nelle fondazioni di sepolture che precedono l’epoca dinastica egizia vi è un primo utilizzo
della pietra intesa come struttura portante, ma è con il regno di re Djoser che la pietra si
eleva verso il cielo in un insieme di funzioni simbolico-architettoniche, meravigliando per-
sino l’architetto che l’ha progettata, il geniale Imhotep.
Segue l’Età delle Piramidi dove la sola unità di misura utilizzata per l’architettura sacra è il
colossale! Immense costruzioni in pietra, che secondo un antico detto arabo incutono timore
al tempo, si stagliano ancora oggi sulla Piana di Giza rivelando antichissime capacità e co-
noscenze che ci lasciano senza parole.
Ma oltre a queste opere straordinarie, già dai tempi più remoti, la pietra si unisce alle parole
per dare voce alla supplica della gente comune, al desiderio di immortalità di un defunto e per-
sino al potente sovrano d’Egitto per promulgare i suoi decreti o decantare le sue vittorie.
Vengono realizzati così innumerevoli manufatti che oggi sono tra i più rappresentativi
della civiltà egizia e che a essa immediatamente riconducono anche coloro che dell’Egitto
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LE
STELE
NELL’ANTICO
EGITTO
a n g o l o d i f i l o l o g i a