

pende un ciondolo raffigurante Maat, la dea della verità e della giustizia, emblema dei magistrati;
avvolge le spalle un ampio collare a nove corsi (fig. 2). Sul petto spicca un magnifico scarabeo alato,
simbolo di rinascita (fig. 3). Sotto tale emblema si svolgono due colonne di geroglifici con la consueta
formula per la richiesta delle offerte.
La cassa presenta, in alto, la scena dell'adorazione del pilastro
djed
circondata da righe e da
colonne di geroglifici recanti parte dei titoli di Gemenefharbak e recitazioni di Osiride. Sotto tale scena
sono iscritte sedici righe orizzontali che riportano il testo completo del capitolo LXXII del 'Libro dei
morti'. Infine vi sono tredici colonne che registrano gli innumerevoli titoli vantati da Gemenefharbak.
Il materiale con cui il sarcofago è stato costruito è la basanite nera, pietra durissima da lavorare.
Eppure la lisciatura della superficie, tipica dell'arte saitica, è stata eseguita con rara perfezione, inoltre le
iscrizioni e le raffigurazioni sono state scolpite con estrema precisione; è da notare infine che i
geroglifici, così come le immagini, sono stati realizzati a fine bugnatura, onde meglio evidenziarli
rispetto alla superficie perfettamente liscia del sarcofago (fig. 4).
Entrando nel merito della stesura del testo, occorre fare qualche osservazione. Come già
riportato il sarcofago risale all'epoca saitica, quando lo stile artistico ed anche linguistico a volte si
rifaceva alle epoche dell'Antico e Medio Regno. Si nota, infatti, l'uso di termini che risalgono ad epoche
più antiche ed anche il ricorso a forme grammaticali che in epoca saitica erano state abbandonate da
tempo. Tale è il caso del capitolo LXXII del libro dei morti (cfr. Quarta Parte) in cui il testo si può
ricondurre al neo-egizio; tuttavia si riscontra qualche forma verbale tipica del medio-egizio.
Le note sono riportate alla fine di ciascuna parte, mentre le abbreviazioni e la bibliografia si
trovano alla fine di questo lavoro.
Fig. 2 -
La parte superiore del coperchio del sarcofago di Gemenefharbak.