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Per ulteriori informazioni e foto, il sito del CFEETK:

http://www.cfeetk.cnrs.fr/index.php?page=anasty-

lose-netjery-menou

Fonte:

http://associazionevolo.it

11/02/2013

11)

IN EGITTO GLI SCHIAVI ERANO “VOLONTARI”

2.200 anni fa, nell’antica città egizia di Tebtunis, al-

cune persone firmavano volontariamente dei contratti

di schiavitù per l’eternità presso il tempio locale. E pa-

gavano pure una tassa mensile per questo “privile-

gio”. L’egittologo Kim Ryholt, dell’Università di

Copenaghen, pensa che questi schiavi potessero es-

sere persone senza uno status sociale, che sceglie-

vano la schiavitù al tempio invece dei più pesanti lavori

forzati. “A partire da oggi io sarò il tuo servo, e pa-

gherò 2 pezzi e mezzo di rame ogni mese come mia

tassa di schiavitù per Soknebtunis, il grande dio”. Que-

sta è la traduzione di un impegno solenne trovato in

100 contratti per schiavi scritti su papiri di 2.200 anni,

nella città di Tebtunis. KimRyholt è il primo ricercatore

ad aver analizzato tutti questi documenti.

Oggi è difficile capire per quale motivo uno si farebbe

volontariamente schiavo presso un tempio, per di più

pagandolo. Ma esiste una spiegazione plausibile. “Il

90%delle persone che sottoscrissero questi contratti

non era in grado di nominare i loro padri, anche se ciò

veniva normalmente richiesto. Erano presumibilmente

figli di prostitute. Questa è una chiara indicazione che

appartenevano alle classi più basse che il re poteva

mettere ai lavori forzati, per esempio scavando canali,

se solo lo desiderava. Tuttavia, sappiamo da altri do-

cumenti contemporanei che gli schiavi del tempio

erano esonerati dal lavoro forzato”, dice Kim Ryholt.

“Molti quindi sceglievano di vivere come schiavi del

tempio perché era l’unico modo di evitare un’alterna-

tiva severa e forse anche mortale; il tempio era sem-

plicemente il male minore per queste persone. E, per

i templi, questa era una pratica redditizia per avere ri-

sorse aggiuntive e denaro”.

Secondo Kim Ryholt, la possibilità di evitare il lavoro

forzato stipulando contratti di schiavitù con i templi

fu limitato a un periodo di 60 anni- all’incirca dal 190

al 130 a.C. Non vi è alcuna indicazione che la pratica

esistette in qualsiasi altro periodo in Egitto, probabil-

mente perché la famiglia reale non avrebbe potuto,

nel lungo periodo, permettersi di cedere così tante ri-

sorse ai templi. I contratti di schiavitù erano stati sca-

vati illecitamente in una discarica vicino al tempio di

Tebtunis e poi dispersi in tutto l’Egitto, l’Europa e gli

Stati Uniti. Ci sono voluti anni a KimRyholt per racco-

gliere e analizzare i documenti. “La Papyrus Carlsberg

Collection dell’Università di Copenaghen contiene un

gran numero di contratti, mamolti sono frammentari,

e per studiare tutto il materiale ho dovuto visitare

molte altre collezioni dove ci sarebbe stata la possibi-

lità di trovare contratti di Tebtunis, tra cui il BritishMu-

seum, le collezioni universitarie nel New Haven,

Michigan e Firenze, e non da ultima Tebtunis stessa,

dove partecipo agli scavi moderni”, dice Kim Ryholt.

“In alcuni casi, un contratto potrebbe essere fisica-

mente diviso tra, per esempio, Copenhagen e il British

Museum, e i frammenti devono quindi essere analiz-

zati e messi insieme virtualmente sul computer”.

Fonte:

http://ilfattostorico.com

1/02/2013

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