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L'area in cui sono emerse le sepolture è soggetto di

indagine fin dal 1998, quando il governatorato di Ales-

sandria decise di costruire il ponte al-Qabari. Finora

sono state scoperte 37 tombe, tra le quali figura quella

di un personaggio che, in vita, dovette ricoprire una

certa importanza e che, inmorte, recò con sé una bara

a forma di letto sulla quale erano stati disposti due cu-

scini ed un drappo di colore rosso.

Fonte:

http://oltre-la-notte.blogspot.it

16/02/2013

9)

UN SACRIFICIODI MASSANELL’ANTICOMESSICO

In un antico luogo di culto del Messico centrale, gli ar-

cheologi hanno riportato alla luce oltre 150 crani, che

testimoniano uno dei più vasti sacrifici umani di massa

della Mesoamerica precolombiana. I crani, molti dei

quali rivolti verso est, giacevano sotto un leggero ri-

lievo di pietre frantumate su quella che un tempo era

un'isola artificiale nel mezzo di un vasto lago dalle

acque poco profonde, e oggi completamente asciutto.

"Il sito era una leggera collinetta all'orizzonte nel

mezzo del nulla", racconta l'archeologo Christopher

Morehart della Georgia State University. Si tratta di un

elemento piuttosto sorprendente, dal momento che

finora questo genere di sacrifici sono stati rinvenuti

pressomaestose piramidi di grandi insediamenti ceri-

moniali. La scoperta suggerisce che il sito, situato nei

pressi di Xaltocan (città che prende il nome da un an-

tico lago), ha svolto un ruolo significativo nel periodo

di disordini compreso tra gli anni 650 e 800 dopo Cri-

sto. La grande città di Teotihuacan, a soli 15 chilometri

di distanza dal luogo, aveva improvvisamente comin-

ciato a perdere importanza, e il potere che una volta

esercitava sulla regione stava venendo meno. Molti

esperti ritengono che questo stato di cose sia stato in-

nescato da un grave e prolungato periodo di siccità.

Ciò che seguì fu un’epoca di "cambiamenti politici, cul-

turali e demografici", secondo Morehart, un ricerca-

tore di National Geographic. Gli abitanti iniziarono ad

abbandonare Teotihuacan per trasferirsi nelle zone

circostanti, e i leader delle nuove comunità così for-

matesi, cominciarono ad entrare in competizione per

il potere. "C'è una buona probabilità che i sacrifici

umani siano legati a questa lotta", ha affermato Mo-

rehart.

Gli individui sacrificati potrebbero anche essere pri-

gionieri di guerra, un'eventualità frequente nelle cul-

turemesoamericane. Il sito dei sacrifici, però, non era

un campo di battaglia. Più probabilmente era uno spa-

zio sacro appositamente preparato per i rituali.Chi ha

vissuto in questa zona sembra aver eseguito nel sito

sacro elaborate coreografie rituali, ma senza effet-

tuare sacrifici umani prima della caduta di Teotihua-

can. Il santuario doveva essere il luogo preposto a

cerimonie per l’invocazione della pioggia e della ferti-

lità e strettamente correlato alla presenza di sorgenti

di acqua dolce nelle vicinanze. I manufatti scoperti sul

luogo includono, infatti, immagini di argilla di Tlaloc, il

dio della pioggia.I rituali cominciarono a includere sa-

crifici con il precipitare delle condizioni ambientali

della regione: siccità e lotte di potere. Morehart e i suoi

colleghi dell'Università Nazionale del Messico riten-

gono che una volta uccise le vittime i loro corpi siano

stati poi smembrati. Parti del corpo potrebbero essere

state gettate nel lago, mentre le teste sono state di-

sposte con cura e sepolte. Durante questa cerimonia

veniva bruciato incenso insieme al legno resinoso dei

pini, e si profumavano le esalazioni di fumo anche uti-

lizzando fiori. Come offerte supplementari durante il

rito erano bruciati alimenti come il mais.

Nel corso dei secoli seguenti si assistette all’avvicen-

damento di nuove popolazioni e cambi al vertice del

potere politico, ma nonostante questo la sacralità del

sito persisteva. Morehart e il suo team hanno trovato

testimonianze in loco del perdurare dei rituali sia du-

rante il periodo azteco che quello coloniale, e anche

offerte più recenti.

Fonte:

http://nationalgeographic.it

14/02/2013

10)

RICOSTRUITO IL “MONUMENTO DIVINO” DI

HATSHEPSUT A KARNAK

Il nTry mnw (=Monumento divino) di Hatschepsut è

stato ricostruito e sarà visitabile presso il museo al-

l’aperto di Karnak dalla fine di febbraio. Il lavoro di ri-

montaggio del Centre franco-égyptien d’étude des

temples de Karnak (CFEETK) è durato due anni ed è

terminato alla fine dello scorso gennaio. I blocchi di

calcare erano stati scoperti all’inizio del XX sec. da Le-

grain e alla metà degli anni ’50 da Adam ed el-Sha-

bouri nella cachette del cortile di Karnak, quindi c’è

voluto oltre mezzo secolo per vedere la cappella di

nuovo in piedi.

Il monumento, alto 5,39metri, era dedicato ad Amon-

Ra dalla regina Hatshepsut, non ancora al potere, rap-

presentata insieme allo sposo Thutmosi II (1492-1479).

l e n e w s