

I furti nelle tombe
28
Alberto ELLI
Il primo ad essere interrogato è “
il pastore Bukhaaf, del Tempio di Amon
”, che gioca un grande ruolo
negli avvenimenti. Egli confessa di aver compiuto furti nella tomba della regina Hebredjet (Habadjilat,
probabilmente nome della regina Isi, moglie di Ramesse III), insieme con altri sei complici:
“
Fu interrogato con un bastone e disse: «Basta; parlerò!». Gli disse il vizir: «Di’ la tua
storia dell’andare ad attaccare le grandi e venerabili tombe!». Disse: «È Paur, un
operaio della necropoli, che ci ha mostrato la tomba della regina Hebredjet». Gli fu
detto: «Quanto alla tomba alla quale sei andato, in che stato l’hai trovata?». Disse: «Era
già aperta che l’ho trovata!». Fu esaminato nuovamente con un bastone. Disse: «Basta;
parlerò!». Gli disse il vizir: «Di’ ciò che hai fatto!». Disse: «Io portai via il cofano
interno d’argento e un sarcofago d’oro e d’argento insieme con gli uomini che erano con
me. Li facemmo a pezzi e li dividemmo tra noi»
” (BM10052 1.13-1.19).
Viene quindi interrogato l’incensatore Shedsukhonsu, che racconta la storia dei furti (è curioso notare il
gergo usato dai ladri, che chiamano “pane” il bottino e definiscono “mangiare” il compiere il furto:
“
andiamo a prendere un po’ di pane, così che possiamo mangiarlo!
”; cfr. BM10052 3.4). Con altri, era
andato a rubare in una tomba, scoperta probabilmente da Bukhaaf, senza dirglielo. Questi, venuto a saperlo,
va e si riprende, con i suoi complici, buona parte del bottino.
Dagli interrogatori del giorno sette sappiamo che i furti delle tombe non avevano riguardato soltanto la
zona di Tebe, ma anche altre località avevano visto i ladri in azione. È quello che il Vernus chiama
“delocalizzazione” della loro attività
57
. Probabilmente non si trattava di un semplice motivo di eccessiva
“concorrenza”, ma anche, ritengo, perché queste altre località erano senza dubbio molto meno controllate
delle ben più importanti necropoli tebane. E così, leggiamo:
“
Interrogatorio. Fu condotto lo schiavo Sekhahatyamon del mercante Paesenuaset. Gli
disse il vizir: «Che cos’è la tua storia dell’andare ad attaccare le grandi tombe con le
persone che erano con te?». Disse: «Lungi da me! Lungi dal mio corpo le grandi tombe!
Se mi si dovrà uccidere a causa delle tombe di Iumiteru, sono esse quelle in cui sono
stato!»
” (BM 10052 8.2-5).
Sekhahatyamon nega quindi di essere coinvolto nei furti che hanno interessato la necropoli tebana (le
“grandi tombe”), per le quali si sta conducendo il processo, pur ammettendo di essere coinvolto nelle
depredazioni di altre tombe, le meno importanti tombe di Iumiteru, l’antica Krokodilopolis, presso Gebelein,
nell’Alto Egitto. Se per i furti in queste tombe dovrà essere mandato a morte, almeno che non gli venga
imputato alcun furto in quelle tebane.
Sekhahatyamon sembra essere stato un vero “pendolare” dei furti. Di lui infatti leggiamo anche quanto
segue:
“
Fu interrogato con un bastone, la sferza (?) e la vite (?). Disse: «Basta, parlerò!». Disse:
«Sono stato all’Ovest di Iumiteru insieme con Nesamon, che era capo dei medjay; sono
stato all’Ovest di Tebe ancora con lui e sono stato all’Ovest di Hefau insieme con tutti gli
stranieri di Hefau».
” (BM10052 8.14-16)
Un’interessante notizia è data dalla confessione dell’artigiano Tjauenany, della Sede della Verità
(BM10052 8.17 segg.). Interrogato dal vizir, disse:
«Ho visto la punizione che è stata inflitta ai ladri al tempo del vizi Khaemuase; perché
mai dovrei andare a cercare la morte quando la conosco?»
(BM10052 8.19-20)
.
57
P. V
ERNUS
,
Affaires et scandales sous les Ramsès
, p. 41.