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La missione archeologica

italo-russa ad Abu Erteila

(Sudan)

Marco

Baldi

EGITTOLOGIA

Sita nella regione dell’attuale Butana (Sudan), cuo-

re socio-politico dell’antico regno meroitico (270

a.C. – metà IV secolo d.C.), l’area archeologica di

Abu Erteila è teatro dal 2009 di una missione ita-

lo-russa diretta da Eugenio Fantusati ed Eleonora

Kormysheva, nata da un accordo di cooperazio-

ne internazionale siglato fra l’“Istituto italiano per

l’Africa e l’Oriente” (IsIAO) e l’“Istituto per gli studi

orientali dell’Accademia russa delle scienze” (IOS

RAS). In seguito alla liquidazione dell’IsIAO, il team

italiano è attualmente sotto l’egida scientifica del-

l’“Associazione internazionale di studi sul Mediter-

raneo e l’Oriente” (ISMEO), rappresentata sul cam-

po dal direttore nonché dallo scrivente

1

.

La concessione di scavo si estende entro i confi-

ni del Wadi el-Hawad per un’area di circa 60.000

m

2

, avente territorio pianeggiante intervallato nella

sua porzione settentrionale da due alture in mate-

riale di riporto di andamento nord-sud, dette

kom

nella nomenclatura archeologica africana. L’attività

di scavo, protrattasi per un totale di sette stagioni

sinora in attesa di riprendere i lavori nel prossimo

novembre, ha rivelato la realtà di un sito pluri-stra-

tificato, occupato in maniera presumibilmente non

continuativa fra il I ed il XIII secolo d.C.

All’inaugurarsi del cantiere, prospezioni del sotto-

suolo hanno interessato, in funzione propedeutica

all’indagine invasiva, una superficie pari a 3.864 m

2

complessivi cui le usuali ricognizioni preliminari avevano riconosciuto maggiore potenziale conoscitivo.

La scansione dell’area mediante l’impiego di un Ground Penetrating Radar ha permesso di appurare, con

particolare evidenza in corrispondenza dei due

kom

, la presenza di strutture murarie delimitanti ambien-

ti di pianta quadrangolare, riscontrati già ad una profondità di circa trenta centimetri dall’attuale piano di

calpestio

2

. Le successive operazioni di scavo hanno confermato tali risultanze, portando alla luce edifici

differenziati eretti nel corso di molteplici fasi costruttive.

La messa in luce di un palazzo meroitico

L’esplorazione dell’altura occidentale, detta

kom

I, di altezza originaria pari a due metri, ha restituito le

vestigia di una struttura palaziale orientata NE-SO denominata K 800, avente all’evidenza pianta qua-

1 Precedentemente all’attuale missione, unica indagine invasiva sul sito era stata condotta da un team franco-sudanese, che aveva potato alla luce due sepolture a fossa, attribuite ipoteticamente dagli scavatori alla prima epoca

cristiana: v. Salah 2011.

2 V. Fantusati & Kormysheva 2010: 269-70; Fantusati et alii 2012: 21-23; Ead. 2014a: 740-49, fig. 1, pls. 3-9.

Fig 1 / Abu Erteila, Kom I / a cura di Maria Rita Varriale e Marco Baldi