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villaggio operaio che in età Ramesside sovrin-

tendeva ai lavori nella Valle dei Re, il processo

di cristianizzazione interessò il piccolo tempio

di Hathor, edificato e decorato nel III secolo a.C

da Tolomeo IV. Le massicce mura di cui era do-

tato ed il sito desertico in cui sorgeva, incorag-

giarono i monaci copti a trasformanre il

complesso in un monastero. La “chiesa del

martire Isidoro”, sorta tra il 515 ed il 540, pro-

babilmente abbandonata nell'VIII secolo,

venne collocata all'interno della sala ipostila

del pronaos mentre il Mammisi fu ampliato. I

rilievi murali con scene di offerte e rituali pa-

gani furono in parte sfregiate, in parte cancel-

late mediante uno strato di intonaco.

Attorno al complesso sorsero case in mat-

toni, cucine, silos, mentre un pozzo profondo

circa 25 metri attingeva l'acqua sotterranea

attraverso gli strati di edificazioni ramessidi e

tolemaici.

Scavi archeologici hanno rilevato la presenza

di ricche sepolture individuali di fronte al tem-

pio e di altre inumazioni a file lungo il lato

nord-est, probabilmente riservate agli abati o

ai monaci particolarmente influenti. Le mum-

mie ritrovate a seguito di questi scavi erano in-

fatti vestite in abiti liturgici con un turbante di

lino attorno al capo.

Sul lato sud dell'accesso sono visibili nume-

rose scene dipinte di manifattura cristiana: la

più rilevante è un'immagine del martire Isi-

doro, a cui la chiesa è dedicata, rappresentato

senza barba e con lunghi capelli. Il santo è se-

duto ed indossa una lunga tunica mentre nelle

mani tiene un'asta sormontata dall'emblema

isiaco del disco solare tra due corna.

All'interno del tempio, inoltre, un passaggio

sul lato nord conduceva alla tomba scavata

nella roccia della principessa saitica Ankhne-

sneferibra che fu trasformata dai copti in un

annesso del monastero.

Nella Tebaide ulteriori indizi di interventi

cristiani in templi faraonici sono presenti all'in-

terno del tempio funerario di Ramesse III a Me-

dinet Habu (XX dinastia, XII secolo a.C.). A

partire dall'epoca romana l'area venne infatti

occupata da famiglie di copti che costruirono

le proprie abitazioni fra le strutture del com-

plesso sacro; a poco a poco il villaggio divenne

una vera e propria cittadina di una certa im-

portanza sia dal punto di vista economico che

da quello politico. Il suo abbandono risale ai

secoli X o XI, a seguito delle persecuzioni per-

petrate dalle autorità musulmane contro i suoi

abitanti. Una prima chiesa a tre navate, risa-

lente forse al VII secolo, era ubicata presso la

porta meridionale della cinta muraria mentre

un'altra, a cinque navate, edificata probabil-

mente attorno al V secolo e dedicata a San

Menas, occupava il secondo cortile del tempio.

Nel rimodellamento del tempio essi aspor-

tarono la colonna centrale per far posto alla

nicchia absidale, rialzarono il piano della pavi-

mentazione di circa un metro sopra il piano

centrale ed eressero due file di colonne mono-

litiche ed ornate da capitelli corinzi alte 4,85

metri. La navata aveva un'ampiezza di 9,50

metri ed un muro, eretto tra i pilastri osiriani e

di fronte ad entrambe le file delle colonne egi-

zie, con la larga abside posta a metà del lato

nord-est, delimitava la chiesa vera e propria.

Le due sale collocate al fianco dell'abside

erano probabilmente usate come sacrestie

mentre la terza più piccola e ricoperta da una

volta fungeva da battistero. Inoltre all'estre-

mità ovest della navata era collocato un pozzo

in mattoni cotti ed una fonte ottagonale dedi-

C U L T U R A

Fig. 14

- Luxor. Pianta del tempio. Evidenziate le quattro chiese

copte edificate all'interno del recinto sacro.