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a n g o l o d i f i l o l o g i a
Stele
Cat. n. 1447
di Meru
C
F
A
B
G
C
F
A
B
D
E
G
NOME DEL TITOLARE: Meru, ‘L‘amato’.
PROVENIENZA: Abido. Collezione Drovetti.
DATAZIONE: XI dinastia, anno 46 del regno di Nebhepetra Montuhotep II
La steleèdi grandi dimensioni e inottimo statodi conservazione, con laparte superiore chepresenta
la classica forma arrotondata. Le suemisure sono 172 cm in altezza e 79 cm in larghezza ed è divisa
in5parti: la centinae4sezioni. La centinapresenta ladata (anno46) e riportaun’allocuzione a varie
classi sacerdotali; ai due lati stanno, a destra il padre di Meru, in piedi e di piccole dimensioni, a si-
nistra, seduto su un seggio, c’è lo stesso Meru. La prima sezione comprende nove righe di gero-
glifici; nella seconda l’iscrizione principale è redatta in tre colonne di geroglifici molto ben eseguiti,
alla destra delle quali si trova un personaggio in atteggiamento di rispetto; a sinistra i personaggi
sono due, nello stesso atteggiamento. La terza sezione contiene la scena della presentazione delle
offerte; a sinistra vi sono due personaggi, uno, quellomaschile è il titolare stesso della stele, Meru,
e quello femminile è sua madre, Nebti. Essi siedono davanti ad una tavola d’offerta riccamente
imbandita: si notano una zampa si bovino, un’anitra, fasci di verdure (presumibilmente agli), uova,
e, accanto, impilate su un tavolo, frutta, cosciotti, stoffe, focacce, altre verdure e teste di animali
vari. Nell’ultimo registro si osserva una teoria di sette personaggi che portano offerte. La stele
riporta la colorazione originale, tuttavia i geroglifici sono stati dipinti in colore verde-azzurro da
mano incompetente in tempi moderni dopo l’acquisizione della Collezione Drovetti.
Centina
di Franco Brussino
Dopo due articoli di presentazione necessari a introdurre il lavoro filologico che seguirà, entriamo final-
mente nel vivo di questo progetto e pubblichiamo la più importante delle stele del Medio Regno custodite
presso il Museo Egizio di Torino: la stele di Meru.
Ancora una volta ringraziamo la Fondazione Museo delle Antichità Egizio di Torino che ci ha concesso le
autorizzazioni necessarie per pubblicare questo materiale, quasi del tutto inedito.