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corpo stesso. E’ come un nuovo Policleto pervaso

ed edotto da tutto il sistema prospettico o sceno-

grafico dell’opera ellenistica disciplinata da esigen-

ze esclusivamente ottiche. I corpi lisippei sono an-

ch’essi “quadrati”, cioè costruiti su quattro segmenti

e su corrispondenze analogiche di “alti” e di “bassi”,

ma superano, con le loro “aperture”, con gli sfumati

dell’epidermide, con lo sguardo fisso in alto, l’iniziale

povertà degli artisti del V secolo. Infine la testa pic-

cola, come la snellezza del corpo sono esigenze del

gusto ellenistico

104

.

Questa è la somma esegetica del pensiero degli an-

tichi sull’arte di Lisippo, espressa in termini moderni

e ampiamente accolta dagli storici contemporanei i

quali hanno potuto apportarvi quegli accorgimen-

ti che solo una critica maggiormente provveduta

di materiale di raffronto poteva approntare

105

. Va

posta in maggior evidenza, rispetto agli antichi, la

piena conquista della tridimensionalità delle statue

lisippee che non è più da considerare tanto come

una invenzione dovuta a un dato ingegno artistico,

quanto un adattamento funzionale della statua alle

nuove condizioni scenografiche.

In altre parole, mentre prima bastava una visione

unica del corpo umano, giacché trattavasi o di sta-

tue di dèi in funzione sacrale, o di atleti in funzione

agonistica, con l’avvento del IV sec., con le nuove

leggi ottiche che prevedevano la visione da ogni

parte, la terza dimensione si profonda da sé. Inoltre

è da porre in risalto la grande innovazione delle sta-

tue lisippee per quanto riguarda la ponderazione

del corpo: questa presenta una gamba di carico e

una di quiete, ma il peso è più equamente compen-

sato e distribuito su ambedue, di quel che fosse in

Policleto.

L’Apoxyòmenos e l’Agias, dunque, possono conside-

rarsi come i “monumenti chiave” dell’arte lisippea.

In entrambe le opere, alle già ricordate caratteri-

stiche fisiche (muscolatura, snellezza, proporzione,

capigliatura, ponderazione), si aggiungono situazio-

ni psicologiche proprie della prima epoca ellenistica.

Il cerebralismo e il razionalismo si compiacciono di

far avvertire potenzialmente una situazione preclu-

dendone l’attuazione, considerata probabilmente

troppo ovvia, troppo volgare, troppo “policletea”, o

“mironiana”, tanto da portare a considerare Mirone

e Policleto “attimisti in atto” e Lisippo “attimista po-

tenziale”, un “attimista interrotto”.

104 Il nuovo canone introdotto da Lisippo è stato trasmesso anche da Vitruvio (III, 1-3).

105 D’altra parte, però, lo storico moderno si trova in una condizione estremamente svantaggiosa: non

possiede alcun originale di L., ma soltanto probabili copie.