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dell’Egitto con intenzioni tutt’altro che amichevoli.Questo scontro occupa ben il 36%delle rappresentazioni mi-

litari nel tempio, sintomo dell’importanza data a quest’evento da Ramesse III. L’attacco della

«confederazione

composta dalle terre unite dei Peleset, Tjekker, Shekelesh, Denyen (Danuna) e Weshwesh»

sarebbe arrivato

sia dal mare che dalla terraferma, ma mancano riferimenti geografici precisi, quindi la Campagna potrebbe

essere un “riassunto” delle varie schermaglie avute contro i Popoli del Mare. Gli Shardana, però, restano tra i

contingenti alleati e presentano di nuovo un disco solare sul loro elmo cornuto, cosa che non si verifica quan-

do sono nemici. Nella battaglia terrestre, i Peleset vengono trucidati dalle frecce egiziane e dal loro stesso

tipo di spada nella lotta “fratricida” contro gli Shardana. Il testo parla di un generico toponimo asiatico, Djahi,

e sembra che ci sia una vera e propria migrazione con pesanti carri trainati da quattro buoi che trasportano

donne e bambini. La tipologia del veicolo rappresentato è attestata in Anatolia, cosa che confermerebbe l’ori-

gine “turca” di almeno alcuni Popoli del Mare.

Simmetricamente a questa battaglia, c’è probabilmente la scena più spettacolare e famosa dell’intero ciclo, la

naumachia in cui si aggrovigliano caoticamente quattro imbarcazioni egiziane e cinque nemiche molto simili a

quelle rappresentate sulle ceramiche micenee del Tardo Elladico III. La presenza sulla costa di un edificio forti-

ficato, il cosiddetto “migdol di Ramesse III”, ha fatto ipotizzare che lo scontro si sia verificato nel ramo pelusiaco

del Delta. Gli invasori Peleset questa volta sono affiancati dagli Shardana, ma «i Paesi Settentrionali che stava-

no nelle loro isole tremando nei loro corpi»

6

vengono sbaragliati e ridotti alla schiavitù. La battaglia è ripresa

anche sul

Papiro Harris I

, probabilmente redatto sotto il regno del successore Ramesse IV (1153-1146), in cui

si legge:

76,6.

[…] Ho esteso tutti i confini d’Egitto. Ho abbattuto coloro che li hanno invasi dalle

76,7.

loro terre. Ho trucidato i Denyen nelle loro isole, i Tjeker e i Peleset sono stati ridotti in cenere. Gli Shardana

e i Weshwesh del mare,

76,8.

divennero come chi non è mai esistito, catturati insieme, portati come prigionieri in Egitto, come la sabbia

della spiaggia. Io li ho insiediati in una fortezza, sottomessi nel mio nome. Numerose

76,9.

erano le loro genti, come 10000. Io ho tassato tutti loro, in vestiti e Grano dai magazzini e dai granai ogni

anno

7

.

T

uttavia, sembra inverosimile che orde semi-barbariche senza alcun coordinamento si siano unite per at-

taccare una super potenza come l’Egitto. Probabilmente, le battaglie di Ramesse II, Merenptah e Ramesse III

sono la risultante di costruzioni propagandistiche che riassumono continue schermaglie di confine. Tra il XIII e

il XII secolo, con la caduta dei grandi imperi orientali e la crisi del Tardo Bronzo, deve esserci stato un continuo

movimento di genti che gli Egizi registrarono come “barbari settentrionali” o delle “Isole che sono in mezzo al

Grande Verde”. In mancanza di dati archeologici certi, sappiamo poco sull’origine e l’evoluzione dei Popoli del

Mare. Sembra assodato il ruolo degli

Shardana

,

soldati di professione che, fin dal XIV sec., entrarono a far par-

te dell’esercito egiziano. Il loro ambientamento nella società egiziana è testimoniato da numerosi documenti

amministrativi della XX dinastia in cui si parla di terreni di loro proprietà. Gli altri gruppi non devono essersi

“infiltrati” nella Valle del Nilo e la saltuaria citazione di Peleset, Tjekker o Shekelesh tra le fila degli alleati sembra

solo una convenzione.

Lukka e Danuna sono chiaramente collocabili a sud dell’impero ittita, forse tra la Licia e Ugarit. Anche Tjekker

e Peleset sembrano provenire dall’est, almeno sotto Ramesse III, per poi ritornare nell’area siro-palestinese,

rispettivamente nella città di Dor (come si legge nel

“Viaggio di Wenamun”

) e nella pentapoli filistea (Ashdod,

Ascalona, Gaza, Ekron Gath). In conclusione, è vero che i testi egiziani di Nuovo Regno non forniscono molte

informazioni a riguardo, ma alcuni indizi dimostrano come i Popoli del Mare fossero etnie provenienti da aree

geografiche diverse; per questo, non andrebbero considerati come un fenomeno antropologico omogeneo

se non si vuole ripetere l’errore degli scribi egizi spinti da necessità programmatiche di catalogazione e degli

studiosi ottocenteschi influenzati dalle teorie evoluzioniste e migrazioniste.

6 Edgerton W.F, Wilson J.A., Historical Records of Ramses III: The Texts inMedinet Habu, Chicago 1936, pag. 41, Linee 8-9.

7 Grandet P., Le Papyrus Harris I, Le Caire 1994, pag. 337.