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degli Uffizi, alla Galleria dell’Accademia (FI), al

Museo Egizio, al Palazzo Ducale di Mantova relati-

vamente all’anno 2011, non raggiungiamo i sette

milioni e mezzo, mentre nello stesso anno il solo

Museo del Louvre ne ha avuti 8.880.000?

Perché nello stesso anno l’area archeologica di

Pompei, che con i suoi 2.329.375 visitatori è il

luogo di cultura più visitato tra quelli che ho citato,

è stata clamorosamente superata dal piccolo gio-

iello del Musée d’Orsay, che ne può vantare

3.144.449?

E allora mi chiedo: dove sta la differenza tra inse-

gnareomenola Storia dell’Arte nelle nostre scuole?

Certo, questi sono solo numeri. Dobbiamo conte-

stualizzare, tenere conto del quadro complessivo,

valutare la situazione da più angolature.

Ma comunque la si cerchi di rigirare, il dato è

chiaro: non siamo frequentatori dei nostri luoghi

di cultura,perché in fondo è un argomento che non

ci interessa, che non ci coinvolge. Altrimenti nes-

sun Governo sarebbe mai riuscito nell’impresa di

sottrarre ore allo studio di un immenso patrimonio,

che è parte integrante del nostro ambiente, che è

la nostra storia.

Provate a immaginare se uscisse un decreto con

cui il Governo intendesse ridimensionare il Cam-

pionato di Calcio, trasformandolo in un piccolo tor-

neo che dura un mese, eliminando metà delle

squadre.

Esempio populista intriso di qualunquismo?

Può essere. Sono due parole che vanno molto di

moda adesso, soprattutto quando non si ha nes-

suna risposta da dare.

Ma allora urlare la nostra indignazione per la dra-

stica riduzione dell’insegnamento della Storia

dell’Arte, per altro con un ritardo di sei anni, non

ha senso?

Certo che ce l’ha!

Ma delegare esclusivamente alla scuola il compito

di farci amare il nostro patrimonio artistico e cultu-

rale è pura follia.

Dobbiamo esserne infettati noi per primi e tra-

smettere lamalattia innanzitutto ai nostri figli, per-

ché questa non è una malattia ereditaria: va

proprio trasmessa, concretamente, con impegno.

Non consentiamo ai nostri figli e nipoti di associare

i nomi di Leonardo, Michelangelo e Raffaello esclu-

sivamente alle tartarughe Ninja. Regaliamo loro

libri sull’Arte e la Storia e leggiamoli con loro. Por-

tiamoli nei musei e nelle aree archeologiche, spie-

gando loro la Bellezza. Diventeranno senz’altro

donne e uomini migliori a cui nessuno potrà mai

imporre per decreto cosa studiare e cosa no.

E facciamo inmodo che nessuno possa più dire che

il 60%del patrimonio artisticomondialeè in Italia,

mentre il resto è al sicuro!

Un caro saluto

Paolo Bondielli

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