

A volte i contrasti fanno impressione. Stordiscono.
Disorientano.
Ma quando il contrasto è frutto di due forze che
spingono in sensocontrario due realtà che ci appa-
iono complementari, che se unite darebberovitaa
un intero che diventasoluzione, il contrasto fa rab-
bia.
Leggere da una parte che lo Stato non potrà rein-
tegrare la Storia dell’Artenelle scuole perché non
può permettersi di sostenerne la spesa, e dall’altra
che due miliardi di euro destinati alla cultura tor-
nano nelle casse della Comunità Europea perché
non siamo stati in grado di dar vita a progetti con
i quali spenderli, genera indubbiamente rabbia.
Possibile che “…nonostante che il Ministerodella
Pubblica Istruzione abbia 1.200.000 dipendenti.
Numericamente nel mondo, l’ente é secondo sol-
tanto all’esercitoamericano.”(tratto da “Mi famale
il mondo” di G. Gaber,1995/96),nessuno sia stato
capace o abbia pensato di elaborare un piano, un
progetto, una soluzione che potesse intercettare
almeno una partedi quella enorme quantitàdi de-
naro di cui – per altro – abbiamo disperatamente
bisogno?
Ma questo contrasto è fin troppo facile da gestire,
perché non è colpa nostra.Basta chiarirlo e siamo
a posto.
A dire il vero non so neppurese queste due notizie
siano vere. Le ho semplicemente lette, anche se
ben sappiamo che entrambe hanno tutti i requisiti
per esserlo.
Di certo la nostra indignazione non ha aspettato
nessuna conferma o smentita ed è stata urlata
dalle bacheche del nostro profilo facebook, per-
mettendo così alla nostra coscienza di stare in
pace,tra l’ovazionedei nostri amici, che per questo
ci ammirano e ci stimano.
Probabilmente oggi Ponzio Pilato non userebbe
più la celebre bacinella. Scriverebbe due righe sul
suo profilo, magari aggiungendo l’emoticon che si
traslittera con “ :( “ per dirsi dispiaciuto. Un uomo
sensibile Ponzio Pilato.
Mi devo essere perso qualcosa. Facciamo il punto.
Non sono circa sei anni che la Storia dell’Arte ha
subito un brusco ridimensionamento?
Ma “Storia dell’Arte” non era quella materia du-
rante la quale si studiava per l’interrogazione di
matematica dell’ora successiva, come del resto ac-
cadeva nell’ora di religione?
Le visite ai musei non erano momenti di puro
svago, nonostante fossimo costretti a vistarli per
davvero?
Alla mia generazionee a quellaprecedenteè stata
insegnata la Storia dell’Arte. Ed è stata insegnata
anche a coloro che sei anni fahanno deciso di limi-
tarne l’uso, temendo forseun eccessodi sensibilità
da partedelle persone, di un ritorno del buongusto.
E allora perché se sommiamo i visitatori che si
sono recati alla Reggia di Caserta, a Castel del
Monte, al Cenacolo Vinciano, alle Gallerie dell’Ac-
cademia (VE), agli Scavi di Pompei, alla Galleria
editoriale
il contrasto.