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molto bassa. Con loro ha scritto l’interno progetto

scientifico e allestitivo, senza però dimenticare di

uscire dalle mura del seicentesco palazzo torinese

per incontrarsi e confrontarsi con altri enti e istitu-

zioni. In questo Speciale è presente una lunga in-

tervista al giovane direttore, dove spiega quali sono

stati i passi che ha già mosso per ottenere collabo-

razioni nazionali e internazionali e quelli che ha in-

tenzione di muovere nel più breve tempo possibile.

Ci fidiamo! Da tutto questo emerge chiarissimo un

dato: l’apertura del Museo Egizio di Torino non èmai

stata vissuta dal dottor Greco e dal suo staff come

un punto di arrivo, ma semmai come la prima tappa

di un percorso ben più lungo e complesso, del qua-

le un’adeguata sistemazione della collezione e della

struttura che la ospita, è stata solo il primo e indi-

spensabile passo, dove sono stati investiti 50 milioni

di euro e 1080 giorni di lavoro.

Il nuovo Museo Egizio di Torino vuole tornare ad es-

sere un punto di attrazione per gli studiosi di tutto

il mondo, un luogo dov’è possibile fare ricerca appli-

cata utilizzando le più moderne tecnologie.

Un museo vivo e ricco di contenuti da veicolare a

un pubblico che – ne siamo certi – non mancherà di

manifestare il proprio interesse.

Il nuovo Museo Egizio ci ha convinto e per quanto

ci riguarda passa l’esame a pieni voti, ma ci piace di

più la nuova aria che si respira al suo interno. Ci pia-

ce il definitivo orientamento verso un museo di tipo

archeologico, che si emancipa dalla visione ottocen-

tesca di un museo che deve mostrare solo il bello.

Ci piace la sinergia tra Museo, enti e istituzioni, tra

il pubblico e il privato. Ci piace l’idea che se oggi

Champollion tornasse in visita nel capoluogo pie-

montese, ripeterebbe senza indugio ciò che ebbe a

dire quasi due secoli fa: la strada per Tebe e Menfi

passa da Torino. Ci piace anche un “risvolto” che ci

ha colpito positivamente. Quello del sacchetto di

tela che ci è stato dato all’ingresso con dentro alcuni

gadget. L’etichetta recita così: “Questa è una creazio-

ne realizzata nella Casa Circondariale di Torino con il

coinvolgimento delle detenute che lavorano in Papili

Project”. Buon lavoro direttore, a lei e a tutto il suo

team.

Paolo Bondielli con la collaborazione di Tiziana Giuliani