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In un libricino che mi fu consegnato a mano dall’autore (che

per ogni buon conto è meglio non citare) alcuni anni fa, ne fu

data una traduzione (sigh!) che riporto fedelmente:

Dentro queste sacre pietre è custodito il sapere del dio Thot. La

sua saggezza è protetta dal dio Sokar e dal fuoco della dea Qar-

khemenet (?). Soltanto l’uomo iniziato potrà accedervi e sopravvi-

vere poiché la conoscenza è per pochi. Il re Cheope costruì questo

mausoleo perché i 42 libri della saggezza di Thot rimanessero oc-

cultati alla vista dell’empio, poiché grande potere sarà nelle mani di

colui che li possiederà. Procedi solo se il tuo cuore è puro, altrimenti

torna sui tuoi passi o uomo! Solo al saggio e al puro di cuore la

saggezza si rivelerà, mentre l’occhio dell’empio vedrà solo pietra e il

fuoco lo divorerà

La fantasia umana non finirà mai di stupirmi, soprattutto in senso negativo! Ma è giunta l’ora di svelare l’arca-

no, per poi passare alla traduzione dell’iscrizione che magari tenga conto di cosa effettivamente è stato inciso

su quella pietra! A scrivere questo testo, commettendo anche una serie di errori e inventando alcuni segni

geroglifici, fu il grande egittologo Karl Richard Lepsius (1810-1884), che raccolse l’eredità di questa nuova disci-

plina – l’Egittologia – da colui che ne fu il padre, Jean François Champollion (1790-1832). Ma perché Lepsius ci

cimentò in questo spericolato esercizio filologico e ne volle lasciare traccia ai posteri? L’archeologo era in Egitto

per compiere quella che poi risulterà essere una delle più imponenti missioni archeologiche effettuate nella

terra del Nilo, il cui risultato verrà poi pubblicato nella poderosa opera edita in 12 volumi dal titolo: “Denkmäler

aus Ägypten und Äthiopien”. Scorrendo il ca-

lendario fino al 15 ottobre (del 1842) si accorse

che il finanziatore dellamissione, il re di Prussia

Federico Guglielmo IV, compiva 47 anni.

Colto dall’entusiasmo di questa notizia, che vo-

gliamo credere sincero e non interessato, fece

incidere una dedica sull’Ingresso Monumenta-

le del più grande e noto monumento dell’anti-

co Egitto e dell’antichità in genere, la Grande

Piramide di Cheope. Per l’occasione l’intero

team si cimentò anche nella scalata della stes-

sa e giunti sulla sommità vi issarono una ban-

diera con l’aquila prussiana, come testimonia

un dipinto del pittore Frey, membro anch’esso

della missione. (foto 4) Così ricorda quel mo-

mento lo stesso Lepsius:

“…sulla vetta della più

antica e più grande, fra le opere umane conosciu-

te, si liberò al vento la nostra bandiera con l’aqui-

la prussiana, che noi salutammo tre volte con un

esultante “evviva”…”

L’iscrizione dunque, tradotta da Alberto Elli in una sua pubblicazione dal titolo: “Guida ai Geroglifici” edita da A.

Vallardi, non ha nulla di esoterico omisterico, ma contiene semplicemente gli auguri che l’egittologo e i membri

della missione rivolgono al sovrano di Prussia, a cui devono sincera gratitudine per il suo mecenatismo. Tra l’al-

tro, per completezza di informazione, Lepsius farà arrivare a Berlino circa 15000 reperti, la più grande raccolta

mai messa assieme da un’unica spedizione archeologica.

foto 3 / Le 11 stringhe di geroglifico fatte incidere da Lepsius. Fonte:

www.egyptphoto.ncf.ca

foto 4