Il Museo di Federico II Stupor Mundi

Un bilancio senz’altro positivo quello redatto in questo primo anno dal Museo Federico II Stupor Mundi che ha registrato un afflusso di oltre 18.000 visitatori e 4000 studenti superando ogni aspettativa.

La piramide della regina Neit

La scoperta e lo studio delle iscrizioni funerarie contenute nelle piramidi di Saqqara risale alla seconda metà dell’ottocento ad opera del francese Auguste Mariette e del suo successore Gaston Maspero. In quest’opera sono riportate le iscrizioni dei vari sovrani in un corpus di 714 spruch.

I sette dormienti di Efeso

Il testo sahidico qui presentato è conservato nel manoscritto M 633, Fogli 1-46, della Pierpont Morgan Library di New York e risale alla fine...

La vita di Ilaria

In questo nuovo lavoro Alberto Elli ci trasporta in un periodo storico di grande interesse, che vide la fine dell’Impero Romano d’Occidente e la stabilizzazione dell’Impero Romano d’Oriente, che gli sopravvisse per circa un millennio. Uno dei protagonisti fu l’imperatore Zenone che è il protagonista anche di questa storia, insieme a due figlie che nella realtà non ha mai avuto. Il documento che contiene questa storia è scritto in copto shaidico e risale all’848, quindi alcuni secoli dopo lo svolgimento dei fatti, ed è custodito presso la Pierpont Morgan Library di New York. Nel 1947 lo studioso Drescher pubblicò in un supplemento degli Annales du services des Antiquités de l’Egypte, Il Cairo, una raccolta di tre leggende copte dal titolo “Three coptic legends: Hilaria, Archellites, The Seven Sleepers”.

La stele di Gaio Cornelio Gallo da File

La figura di Gaio Cornelio Gallo è stata quasi ignorata, quando non infamata, dagli storici antichi e moderni, nonostante presenti aspetti non meno interessanti di altri personaggi dell’epoca, per le cui gesta sono stati versati fiumi di inchiostro. Gaio Cornelio, chiamato Gallo perché nato a Forum Iulii, colonia navale nella Gallia Narbonense, l’odierna Frejus (per altri si tratterebbe invece di Forum Iulii Iriensium, ossia di Voghera, nella Gallia Cisalpina1), verso il 70/69 a.C., era stato un fine letterato, creatore, insieme con Catullo, di una scuola di poeti che si erano chiamati novi. Essi, attingendo a temi della poesia greca alessandrina, avevano perfezionato un genere originale, l’elegia, dove si esprimevano in forme studiate e raffinatissime i sentimenti più intimi ed appassionati dell’amore.

Un trattato di ofiologia

Il testo qui presentato risale probabilmente alla XXX dinastia o all'inizio dell'epoca tolemaica, ed è costituito da due papiri indipendenti conservati al Museo di Brooklyn con i numeri 42.218.48 e 42.218.85. Si trattava certamente di un unico papiro, strappato in due dal suo ritrovatore, probabilmente per guadagnare di più nella vendita di due papiri. Il testo si compone di due parti: una prima parte, purtroppo mutila all'inizio, contiene una descrizione dei diversi serpenti, con l'esposizione delle conseguenze del loro morso. Una seconda parte, invece, è una specie di antidotario, dove vengono dati i diversi rimedi per far fronte alle morsicature dei singoli serpenti.