Nella Limonaia del Giardino di Boboli il millenario rapporto tra uomini e cavalli

Dal 26 giugno al 14 ottore 2018 sarà visitabile la mostra

A cavallo del tempo

L’arte di cavalcare dall’Antichità al Medioevo

a cura di

Lorenza Camin     Fabrizio Paolucci

di Paolo Bondielli

Un evento particolare in un luogo speciale. Potrebbe essere la sintesi di questa mostra che porta l’attenzione di tutti noi su un attore affatto secondario, ma la cui presenza e importanza nella storia è passata talvolta sottotono, parzialmente offuscata dalle gesta e dalla vanità dell’effettivo attore principale, l’uomo.

A cavallo del tempo – Trailer

Trailer della mostra "A cavallo del tempo", Limonaia del giardino di Boboli, Firenze (26 giugno – 14 ottobre 2018), a cura di Lorenza Camin e Fabrizio Paolucci.Multivisione ideata e diretta da Gianmarco D'AgostinoCon Laila Bouamama, Mauro Taiuti e i cavalli dell'Associazione Cavallo AmbienteDirettore della Fotografia: Yari MarcelliAssistente Operatore e Consulenza alla Proiezione: Carlo BoreanAnimazioni 2D: Niccolò BassiliciModello 3D: Umair MalikAnimazioni 3D: Roberta PinnaSound design: Manuela PattiMontaggio: Alessandro Anichini

Pubblicato da Advaita Film su Martedì 31 luglio 2018

 

Il cavallo è un animale che diamo per scontato, mentre placidamente si sposta in un prato con il muso a pochi millimetri dal terreno per brucare l’erba, e se da una parte la sua elegante bellezza ci ammalia, dall’altra la sua imponenza un po’ ci intimorisce, ma più per il rischio di essere travolti che per il timore di un attacco vero e proprio. La natura infatti non l’ha fornito di armi specifiche, né per difendersi né per offendere, facile bersaglio dunque dei predatori più rapidi ed efficienti, condizione che ne ha quasi decretato l’estinzione, assieme alla sua scarsa fertilità.

Anche l’uomo se ne è cibato per lungo tempo cacciandolo in branco e successivamente, in netto ritardo rispetto alle altre specie, praticando una domesticazione sempre a scopo alimentare che secondo gli studiosi si attesta verso la fine del IV millennio a.C.

Urna con mito di Ippodamia e Pelope. Particolare.

E’ ancora al centro di un dibattito attivo il dove e il come il cavallo sia entrato nel novero degli animali addomesticati e – soprattutto – quando questo splendido animale abbia cessato di essere solo ed esclusivamente cibo, diventando in breve tempo un preziosissimo alleato dell’uomo in molti ambiti.

Ma a prescindere dal dove, come e quando possiamo affermare che ad un certo punto della storia dell’uomo il cavallo ha iniziato ad essere al centro di un importante movimento di idee, oggetto di nuove tecnologie e soggetto d’arte.

Tuttavia, è indubbio che il visitatore di un museo viva un’emozione maggiore imbattendosi nell’ennesimo aryballos, pur in frammenti, piuttosto che in un morso o una museruola per cavallo finemente decorata.

 Il riequilibrio di questa situazione non credo fosse nell’intento dei curatori di questa mostra – Lorenza Carmin e Fabrizio Paolucci – il cui progetto scientifico va certamente oltre, ma essere trasportarti in questo mondo fatto di storie epiche, mitologia e anche di vita quotidiana, in un percorso cronologico che volutamente ripropone la forma del circo romano, sortisce anche questo piacevolissimo effetto collaterale.

Il luogo è la suggestiva Limonaia del Giardino di Boboli e questa volta è l’uomo che percorre l’ellisse del circo, mentre il cavallo lo aspetta vetrina dopo vetrina per raccontare la storia vissuta assieme.

Una storia che è stata articolata in 5 sezioni per meglio raccogliere i reperti e le informazioni che li riguardano: la Preistoria, il mondo greco e magnogreco, il mondo etrusco e veneto, l’epoca romana e il Medioevo.

La Preistoria come sempre regala grandi emozioni e i segni finemente vergati sull’osso di un bacino appartenuto proprio a un equino non fanno certo eccezione.

Frammento osseo di bacino con figura di cavallo e due cervi. Epigravettiano evoluto.

Siamo nell’Epigravettiano evoluto (15.460 +/- 250 BP) e in questo osso, identificato come l’ilio sinistro, è raccontata una scena di caccia realizzata con un grande senso scenico e di prospettiva, con il cavallo in primo piano che corre da destra verso sinistra e due cervi che stanno oltre la sua figura e dei quali si individuano le teste e altre parti del corpo.

Il percorso continua tra altri reperti della preistoria che riportano incisioni e pitture di cavalli o parte di essi per arrivare al mondo greco, magnogreco e siceliota.

Splendido il “Cavaliere” in terracotta policroma proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, risalente al periodo Arcaico-Cipriota 1 (750-600 a.C.). Il cavallo, se pur realizzato con proporzioni errate, mantiene un’armonia e un’eleganza davvero sorprendenti. Le zampe piuttosto basse danno comunque l’idea di forza e di potenza, mentre il collo e il muso, notevolmente allungati, gli donano imponenza.

L’attenzione dell’osservatore viene forzatamente catturata dalla figura del cavallo, mentre il cavaliere ci appare come un elemento secondario, con la parte inferiore del corpo che si perde nel tronco del quadrupede e le mani che spariscono all’interno della criniera alla quale l’uomo si aggrappa per sorreggersi, resa con tratti di pittura nera.

Hidria attica con le nozze di Peleus e Thetis

Continuando a percorrere il circo incontriamo altre meraviglie, come l’anfora panatenaica attica con corsa dei carri (téthrippon) rinvenuta nella necropoli del Crocifisso ad Orvieto. L’Hydria attica con il corteo nuziale della quale non si conosce la provenienza e quella con le nozze di Peleus e Thétis, da Orvieto.

Il fondo di coppa proveniente da Gela dove un giovane rappresentato nudo e di spalle pare prendersi cura del cavallo, qui reso con un atteggiamento di grande complicità con colui che potrebbe essere lo stalliere, ma anche il cavaliere che lo ha cavalcato durante una gara.

Sono ancora molti i reperti straordinari provenienti da queste aree geografiche, valorizzati dall’allestimento suggestivo e dalla possibilità di compiere un giro completo intorno alle vetrine, come avviene in tutto il percorso della mostra.

Il mondo italico, con etruschi e veneti è la terza delle cinque sezioni in cui la mostra è suddivisa, dov’è possibile osservare l’applicazione dell’arte e della tecnologia al servizio della gestione del cavallo. Morsi, montanti, bardature e sonagli, ma anche stele e ricostruzioni di tombe.

Il protome a forma d’ariete

Particolarmente interessante è la ricostruzione di un calesse resa possibile dal ritrovamento di alcuni elementi in metallo inizialmente attribuiti ad una biga e solo successivamente – grazie anche a nuovi recuperi e confronti – correttamente interpretati. Notevole in questa ricostruzione il finale del timone a protome di ariete.

Il Periodo Romano è qui raccontato da reperti di grande interesse e alcuni anche di grandi dimensioni, che donano all’area espositiva della Limonaia un colpo d’occhio notevole.

Il rilievo con biga in marmo risalente al I sec. a.C. proveniente da Roma e custodito agli Uffizi; il pettorale da cavallo per statua equestre in bronzo di età augusteo-tiberina dov’è rappresentata una scena di battaglia tra i soldati romani e i barbari; la stele con dedica a Aegyptus, l’amato cavallo di cui non solo viene ricordato il nome ma anche il suo importantissimo ruolo all’interno della quadriglia: intro iugo primo; la bella iscrizione con elogio per l’auriga Avillius Teres e il sarcofago con eroti aurighi.

Sarcofago con eroti aurighi

Queste sono solo alcune delle meraviglie che si incontrano proseguendo in avanti nel percorso del circo e dobbiamo citare anche il sarcofago con la caduta di Senofonte e la corsa dei carri al Circo Massimo, dove è visibile l’obelisco di Ramesse II che fu poi ricollocato in piazza del Popolo. Qui è rappresentato anche il fiume Po, nelle sembianze di un uomo barbuto che reca in mano una canna palustre, nel quale precipitò Fetonte dopo essere stato colpito da un fulmine di Giove.

Straordinaria la statua di cavallo proveniente da Roma e strettamente collegata con il gruppo dei Niobidi, assieme ai quali fin dal 1588 era presente nel giardino di Villa Medici a Roma e con il quale è custodita oggi presso gli Uffizi, nella Galleria dalle Statue e delle Pitture.

Con il mondo altomedioevale e medioevale termina l’esposizione dei reperti di questa mostra e anche in questa ultima parte del circo non possiamo che fermarci ed ammirare, con la possibilità di girare intorno alle vetrine per avere una visione d’insieme di quanto esposto.

Acquamanile con San Giorgio che colpisce il drago

San Giorgio non poteva certo mancare nel racconto medioevale dell’uomo a cavallo e infatti sono due i reperti che lo ricordano: un’incisione in rilievo in steatite verde grigio prestata dal Museo del Bargello e un acquamanile che ripropone la celebre scena dove il santo, saldamente in sella al suo cavallo, uccide il drago colpendolo con una lancia, anche questo in prestito dal Bargello.

Ma splendido è anche il sigillo dei mercanti lucchesi in Venezia, dove san Martino a cavallo dona a un povero una parte del suo mantello e in sorprendente stato di conservazione sono i due speroni del Gonfaloniere di Giustizia Giovanni de’ Medici, ritrovati durante gli scavi condotti al di sotto di Santa Maria del Fiore – il Duomo di Firenze – dove sorgeva la basilica paleocristiana di Santa Reparata.

E’ ancora il Museo del Bargello l’ente prestatore dei due Dioscuri di Montecavallo, in origine parte di un grande stipo commissionato da Niccolò IV Orsini come dono per Filippo II re di Spagna e poi, per complesse vicende politiche, divenuto un omaggio da parte dello stesso committente a Cosimo I de’ Medici.

A completare ed arricchire questa esposizione, Gianmarco D’Agostino ha creato ben 300 metri quadrati di proiezioni sfruttando il lato più lungo della Limonaia, dove “la corrispondenza visiva tra opere in mostra e immagini dal vero, insieme a una colonna sonora immersiva, arricchisce il viaggio alla scoperta dell’amicizia attraverso i secoli tra uomo e cavallo”.

L’installazione di Gianmarco D’Agostino

Molti altri reperti aspettano il visitatore lungo il percorso del circo e un ottimo apparato informativo gli consente di collocarli nel giusto contesto storico, spiegandone l’uso e la provenienza, definendo in modo chiaro come questo animale – fra gli ultimi addomesticati dall’uomo – sia arrivato ad occupare uno spazio importante nell’arte e nella letteratura.

Prendendo a prestito le parole del direttore della Galleria degli Uffizi, Eike Schimdt: “Dal Paleolitico a tutto il Cinquecento, la rassegna di fatto indaga questo rapporto, di un’attualità spesso insospettata, e che attraversa tutta la nostra storia”.

Il catalogo della mostra edito da Sillabe

Per chiudere non resta che consigliare l’acquisto del catalogo, edito da Sillabe, che oltre al consueto elenco di opere esposte con relative schede, contiene dei saggi di grandissimo interesse che possono essere considerati a tutti gli effetti degli ottimi approfondimenti ai temi della mostra.

Va aggiunto che la mostra “A cavallo del tempo. L’arte di cavalcare dall’Antichità a Medioevo”, ha dedicato un particolare spazio ai bambini che rappresentato il nostro futuro.

A loro sono state dedicate attività specifiche partendo proprio dall’avvicinarsi fisicamente al protagonista di questa mostra, il cavallo, splendidamente rappresentato dalla generosa e paziente Bazica che si è fatta avvicinare e toccare da più di 2000 bambini incuriositi.

A loro sono state raccontate favole con protagonista il cavallo e sono state organizzate simulazioni di scavi archeologici, oltre a visite guidate alla mostra opportunamente declinate alla loro età.

Far conoscere la bellezza fin da piccoli dà a tutti noi la speranza di un futuro migliore. Ben fatto!

 

 

 

 

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Paolo Bondielli

Storico, studioso della Civiltà Egizia e del Vicino Oriente Antico da molti anni. Durante le sue ricerche ha realizzato una notevole biblioteca personale, che ha messo a disposizione di appassionati, studiosi e studenti. E’ autore e coautore di saggi storici e per Ananke ha pubblicato “Tutankhamon. Immagini e Testi dall’Ultima Dimora”; “La Stele di Rosetta e il Decreto di Menfi”; “Ramesse II e gli Hittiti. La Battaglia di Qadesh, il Trattato di pace e i matrimoni interdinastici”.

E’ socio fondatore e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Associazione Egittologia.net. Ha ideato e dirige in qualità di Direttore Editoriale, il magazine online “MA – MediterraneoAntico”, che raccoglie articoli sull’antico Egitto e sull’archeologia del Mediterraneo. Ha ideato e dirige un progetto che prevede la pubblicazione integrale di alcuni templi dell’antico Egitto. Attualmente, dopo aver effettuato rilevazioni in loco, sta lavorando a una pubblicazione relativa Tempio di Dendera.

E’ membro effettivo del “Min Project”, lo scavo della Missione Archeologica Canario-Toscana presso la Valle dei Nobili a Sheik abd el-Gurna, West Bank, Luxor. Compie regolarmente viaggi in Egitto, sia per svolgere ricerche personali, sia per accompagnare gruppi di persone interessate a tour archeologici, che prevedono la visita di siti di grande interesse storico, ma generalmente trascurati dai grandi tour operator. Svolge regolarmente attività di divulgazione presso circoli culturali e scuole di ogni ordine e grado, proponendo conferenze arricchite da un corposo materiale fotografico, frutto di un’intensa attività di fotografo che si è svolta in Egitto e presso i maggiori musei d’Europa.

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